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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200

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a cura di Federico Adamoli

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   1338
   Noia- Nomare
   54, ecc.). e al dativo (Purg. vii, 38; xxxi, 136, ecc.), e all'accusativo (Pif. v, 90, 106; xii, 14; xvi, 29, ecc.) e colle prep. a, di, con, verso, ecc. Da notarsi: 1. Noi, usato nel terzo caso senza il segnacaso; Purg. vii, 38 ; xxxi, 136. - 2. Ripetuto; Purg. xi, 7-16. - 3. Noi di questo mondo, detto delle anime purganti, per distinguerle dai viventi nel mondo di qua; Picrg.~s.xwi, 131. - 4. Que'che appartengono a una famiglia, a una nazione, a un corpo morale, dicono Noi, intendendo gli uomini tutti di quel corpo del quale si parla; Par. xix, 12.
   Noia, dal lat. noxia : 1. Increscimento, Fastidio, Molestia, Disgusto, che viene dalla ripetizione di impressione non piacevole, o dalla durata di uno stato increscevolmente uniforme; Vit. N. xii, 35, 88. -2. In senso più grave, del terrore e del pericolo nella « selva oscura; » Inf. i, 76. - 3. Far noja, Noiare; Par. iv, 90.-4. Recarsi a noja, per Recarsi in fastidio, in rincrescimento, in odio; Inf. xxx, 100.
   Nojare, da noia, più com. Annojare o Par noja secondo i casi. 1. Dar noja, Recar fastidio; Inf. xxiii, 15. Purg. ix, 87.- 2. Nello stesso signif. col terzo caso; Par. ix, 98.-3. Per Increscere, Riescire molesto; Par. ix, 35.-3. Per Turbare, Molestare, Par. xiv, 18.
   Noioso, dal lat. noxiosus, Fastidioso, Molesto; Vit. N. xii, 37; xxxiv, 25.
   Noi, Nollo, Nolla, ecc. Cfr. Non e No, § 7.
   Noli, Piccola città della Riviera di Ponente, tra Savona e Finale. Ai tempi di Dante non vi si poteva andare che scendendo per iscaglioni intagliati nelle quasi verticali pareti dell' anfiteatro dei monti che la circondano e quasi la separano dal resto del mondo; Purg. iv, 25.
   Nomare, contratto di nominare, al Part. pass. Nomato contratto di nominato, vale Nominare, Porre il nome. Questo verbo è adoperato nella Piv. Com. 21 volta, cioè sette volte in ogni Cantica: Inf. v, 71; xxiii, 105; xxv, 42; xxvi, 93; xxx, 101; xxxii, 65, 98. Purg. xi, 55; xvi, 125; xviii, 82; xxi, 91; xxiv, 25, 26; xxvi, 97. Par. vi, 47; vii, 133; xii, 68; xvi, 126; xviii, 35, 38; xxviii, 132. Come si vede il verbo è adoperato in sei canti di ogni Cantica, in cinque una ed in uno due volte. E questa simmetria da attribuirsi al caso, o è premeditata? Oltre al signif. già detto sono da notarsi: 1. Nomare, per Appellare, Chiamar per nome; Inf. xxv, 42. Purg. xxiv, 25, 26. - 2. Per Avere nominanza, celebrità, grido; Purg. xviii, 82.