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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200

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a cura di Federico Adamoli

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   Nobiltà di Dante
   1835
   tura pubblica a Firenze, se non avesse saputo, essere questa l'opinione comune dei Fiorentini. Nella Vita (ed. Macrì-Leone, p. 9 e seg.), riassumendo la tradizione allora in voga, il Bocc. scrive che «infra gli altri novelli abitatori (di Firenze), forse ordinatore della riedificazione, partitore delle abitazioni e delle strade, e datore al nuovo popolo delle leggi opportune, secondo che testimonia la fama, vi venne da Roma uno nobilissimo giovane della schiatta de' Fran-giapani, e nominato da tutti Eliseo; il quale per avventura, poi che ebbe la principal cosa, per che venuto v'era, fornita, o dall'amore della città nuovamente da lui ordinata, o dal piacere del sito, al quale forse vide nel futuro dover essere il cielo favorevole, o da altra cagione che si fusse, tratto, in quella divenne perpetuo cittadino, e dietro a sè di figliuoli e di discendenti lasciò non piccola nè poco laudevole schiatta: li quali l'antico soprannome de' loro maggiori abbandonato, per soprannome presero il nome di colui che quivi loro avea dato corninciamento ; e tutti insieme si chiamaron gli Elisei. De' quali di tempo in tempo, e d'uno in altro discendendo, tra gli altri nacque e visse uno cavaliere per arme e per senno ragguardevole e valoroso, il cui nome fu Cacciaguida; al quale nella sua giovinezza fu data da' suoi maggiori per isposa una donzella nata degli Aldighieri di Ferrara, così per bellezza e per costumi come per nobiltà di sangue pregiata, colla quale più anni visse, e di lei generò più figliuoli. E come che gli altri nominati si fossero, in uno, siccome le donne sogliono esser vaghe di fare, le piacque di rinovare il nome de'suoi passati, e nominollo Aldighieri; come che il vocabolo poi, per sottrazione di questa lettera d corrotto, rimanesse Alighieri. Il valore di costui fu cagione a quelli che discesono di lui, di lasciare il titolo degli Elisei, e di cognominarsi degli Alighieri ; il che ancora dura infino a questo giorno. Del quale, come che alquanti figliuoli e nipoti e de' nipoti figliuoli di-scendessono, regnante Federigo secondo iinperadore, uno ne nacque, il cui nome fu Alighieri (Alighiero II padre di Dante), il quale più per la futura prole, che per sè dovea essere chiaro. » Ma è indubbio che gli Alighieri non discendevano dagli Elisei. Erano forse parenti degli Elisei; ma anche questo vorrebbe esser provato.
   Dal Boccaccio in poi la nobiltà della stirpe di Dante non fu revocata in dubbio durante il corso di cinque secoli. Tutti lo dissero nobile, e « Dante Alighieri Nobile Fiorentino » si legge addirittura sul frontespizio della prima edizione della Div. Coni, della Crusca (Fir., Manzani, 1595). Vincentsio Buonanni lo dice: « Nobilissimo Fiorentino, » ingegnandosi poi di scoprire il casato nobile, al quale Dante apparteneva. E credette di avere scoperto, che Dante appartenne alla nobile famiglia Del Bello (Discorso, p. 2 e 184 e seg.).