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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Nino Visconti
   Dante e i Pisani, p. 123 e seg. Dante lo pone nella Valle fiorita, Purg. vili, 43-84. - Lan.: « Questo Nino fue giudice di Gallura, e fu marito di donna Biatrice da Este. Fu questo giudice un nobile e gentile uomo e di costumi e di virtudi, e ch'ebbe una sua figliuola, ch'ebbe nome Giovanna moglie che fu di messer Ricciardo da Camino da Trevigi filiuola della detta madonna Beatrice. E la ditta Beatrice dopo la morte del detto giudice si rimaritò a messer Galeazzo de'Visconti di Milano. » - Cass.: « Iste fuit Ninus de Vicecomitibus de pisis olim Judex Judicatus gallure insule sardinee et maritus domne beatricis de Este ex qua genuit filiam nomine Johannam quo nino mortuo dieta ejus uxor nupsit domno galeassio de vicecomitibus de mediolano. » - Benv.: « Iste Ninus fuit nobilis genere et potens, pisanus origine, quia fuit de Scotis de Pisis, et fuit judex Gallura in Sardinia, et expulsus de civitate Pisarum proditione comitis Ugolini, qui confederavit se cum florentinis et lucanis, et magnum bel-lum fecit tamquam strenuus contra Pisas in MCC; sed paulo post mortuus est in castro sancti Miniati; ideo poeta qui noverat beni-gnam naturam hominis in vita et ejus bonam dispositione in morte, ponit ipsum salvum. » - Buti: « Questi che introduce l'autore in questo luogo fu de' Visconti di Pisa Giudici Nino de l'indicato di Gallura in Sardigna; e fu molto gentile d'animo e di costumi, et ardito e galliardo; e fu filliuolo, o vero nipote, di messer Ubaldo di Visconti di Pisa, lo quale fu bellissimo e galliardissimo omo de la sua persona; e fu lo primo che acquistasse la Sardigna. Unde si conta di lui che, quando venne l'imperadore Federigo a Pisa, lo detto messer Ubaldo essendo in Pisa, venendo a ragionamento co lo imperadore de la galliaraia de l'Italiani e de'Tedeschi, lodando lo imperatore li Tedeschi, e biasimando l'Italiani, messer Ubaldo disse che tre Italiani voleano prendere a combattere con 100 Tedeschi. E fermato lo patto messer Ubaldo mandò per lo marchese di Monferrato e per Scarpetta de li Ubaldini, li quali elli cognoscea galliardissimi omini, et elli fu lo terzo, et intronno in sul campo in uno prato che si chiama ora lo Ganghio del conte, da tre parti ciascuno di per sè et aspettonno cento Tedeschi scielti da lo imperadore di tutta la sua gente, e combattenno con loro e vinseno li tre Italiani li cento Tedeschi co le mazze ferrate: imperò che come s'accostava lo Tedesco, lo ferìano co la mazza in sul capo et ad ogni colpo n'uccideano uno; e volendo sapere lo imperadore chi erano stati li compagni, noi potette sapere se non per nuovo modo, che mandò una bella spada a messer Ubaldo per dono, siccome al più valente omo del mondo; et elli noli'accettò, anco disse che la mandasse al marchese. E mandata al marchese similmente la rifiutò e disse che la mandasse a quello delli Ubaldini, o a messer Ubaldo