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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200
1291
p. 157 e seg.: « La morte di Dante avvenne fra il 13 e il 14 settembre 1321. Il 14 sacro proprio n\V Esaltazione della Santa Croce, è segnato nell'autorevole manoscritto appartenuto a Benedetto XIV (Bibl. Univ. Boi. ir, 589 in fine) e da Francesco di Ser Nardo da Barberino in uno o più codd. della Com. anteriore al 1360, dal Boccaccio nella Vita e nel Commento, e quindi da Benvenuto, da Filippo Villani, e via via da quasi tutti i biografi del poeta. Il 13, a sua volta, è indicato da documenti indiscutibili, da due epitaffi, cioè dettati per essere incisi sulla sepoltura da chi conobbe Dante. Giovanni del Virgilio scrisse : Mille trecentenis ter septem Numinis anni Ad sua septembris idibus astra redit; e Mengbino Mezzano: Do-minicis annis ter septem mille trecentis Septembris idibus inclu-ditur aula superna. Tutto quindi fa credere che l'Alighieri spirasse nella sera del 13 settembre, e che la dolorosa notizia divulgandosi soltanto nel giorno 14, sacro all' Esaltazione della S. Croce, determinasse gli storici ad accettar questa data. » Sulle esequie il Boccaccio, Vita, § 6: « Fece il magnanimo cavaliere (Guido Novello da Polenta) il morto corpo di Dante di ornamenti poetici sopra uno funebre letto adornare; e quello fatto portare sopra gli omeri de'suoi cittadini più solenni, insino al luogo de' Frati minori in Ravenna, con quello onore che a sì fatto corpo degno estimava; infino quivi quasi con publico pianto seguitolo, in un'arca lapidea, nella quale ancora giace, il fece porre. E tornato alla casa nella quale era Dante prima abitato, secondo il ravignano costume, esso medesimo sì a commendazione dell'alta scienzia e della virtù del defunto, e sì a consolazione dei suoi amici, i quali egli avea in amarissima vita lasciati, fece uno ornato e lungo sermone; disposto, se lo stato e la vita fossero durati, di sì egregia sepoltura onorarlo, che se mai alcuno altro suo merito non lo avesse memorevole renduto a' futuri, quella l'avrebbe fatto. » Cfr. Sepolcro di Dante.
Morto, Part. pass, e Agg. da morire, lat. mortuus, Che ha cessato di vivere o di sua morte o ucciso. Voce adoperata nella Div. Com. 38 volte, 20 neWInf. (in, 15, 89; v, 142; vili, 31, 85, 127; x, 15, 106; xiv, 51; xv, 58; xx, 28, 91; xxiii, 89; xxvi, 61; xxvii, 112; xxviii, 49; xxx, 17; xxxiii, 18, 74, 121), 14 nel Purg. (i. 7, 17; v, 52; vii, 95; x, 84; xi, 104; xii, 41, 54, 59, 67; xvii, 12; xviii, 134; xx, 42; xxiii, 55) e 4 volte nel Par. (x, 18; xiv, 63; xvi, 137; xxi, 27). Oltre al signif. propr. sono da notarsi: 1. Morto per forza per Ucciso con violenza; Purg. v, 52. - 2. Per Dimenticato, Spento; trasl. Inf. ni, 15. Par. xxi, 27. - 3. Per Nullo, Vano, Senza effetto; Inf. x, 106. Par. x, 18. - 4. Di colore smorto; Inf. vili, 127. - 5. Esser morto, fig. per Avere perduta la via della ragione e del bene;