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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200

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a cura di Federico Adamoli

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   Monarchia, De
   1273
   della corruttela e anarchia universale. - Negare la grandezza di questo ideale concepimento della pace del mondo in una quasi alleanza di stati uniti cristiani dei quali in fine l'imperatore non fosse che il presidente, è impossibile: com' è per avventure diffìcile ammirare in esso altro che la visione d'un gran poeta, già allora umanitario, il quale risogna il passato,riflettendolo benignamente illuminato nello specchio dell'immenso ingegno.» Carducci,li'Opera di D., p.20e seg.
   V. Vicende dell'opera. Il Boccaccio (Vita di D., § 16) racconta: « Questo libro più anni dopo la morte dello autore fu dannato da messer Beltrando cardinal Del Poggetto e legato del papa nelle parti di Lombardia, sedente Giovanni papa XXII. E la cagione fu però che Lodovico duca di Baviera, dagli elettori della Magna eletto re de'Romani, venendo per la sua coronazione a Roma, contra'1 piacere del detto Giovanni papa, essendo in Roma, fece contra gli ordinamenti ecclesiastici un frate minore, chiamato frate Piero della Corvara, papa, e molti cardinali e vescovi ; e quivi a questo papa si fece coronare. E nata poi in molti casi della sua autorità quistione, egli e' suoi seguaci, trovato questo libro, a difensione di quella e di sè molti degli argomenti in esso posti cominciarono a usare; per la quale cosa il libro, il quale infino allora appena era saputo, divenne molto famoso. Ma poi, tornatosi il detto Lodovico nella Magna, e li suoi seguaci, massimamente i chierici, venuti al dichino e dispersi; il detto cardinale, non essendo chi a ciò s'opponesse, avuto il soprascritto libro, quello in pubblico, siccome cose eretiche contenente, dannò al fuoco. E'1 simigliante si sforzava di fare dell' ossa dell' autore a eterna infamia e confusione della sua memoria, se a ciò non si fosse apposto uno valoroso e nobile cavaliere fiorentino, il cui nome fu Pino della Tosa, il quale allora a Bologna, dove ciò si trattava, si trovò, e con lui messer Ostagio da Polenta, potente ciascuno assai nel cospetto del cardinale sopra detto. » Lo stesso fatto, benché assai più brevemente, aveva raccontato già prima del Bocc. Bartolo a Saxoferrato (Digest. nov. ad 1. i, § 2. De requir. reis, xlviii, 17). Alcuni vollero rivocare in dubbia la verità storica del fatto raccontato, la quale però sembra oramai definitivamente comprovata. Cfr. Guerrini e Ricci, Studii e Polemiche dantesche, Bologna, 1870, p. 71 e seg. Scheffer-Boichorst, Aus Dante's Verliaunung, Strassb., 1882, p. 220 e seg. C. Ricci, L'ultimo Rifugio di D. Al., Mil., 1891, p. 187 e seg. Nel secolo XVIII scrisse contro il De Mon. il frate Vernani il suo De potestate summi pontificis et de reprobatione Monarchice compositce a Dante Aligherio, Bologna, 1746.
   VI. Bibliografia. L' edizione principe del De Mon. è quella pubblicata a Basilea nel 1559 per Giovanni Oporini. Seguirono le