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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200

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a cura di Federico Adamoli

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   1272
   Monarchia, De
   stamente principi, popoli e comuni secondo gli ammaestramenti della filosofia. Non che regni, nazioni e città non abbiano certe proprietà loro per le quali bisognano con differenti leggi ciascun governarsi; ma le leggi comuni che a tutta l'umana generazione convengono e secondo le quali ella è condotta alla pace, quelle i principi e rettori particolari debbono dal monarca ricevere, come l'intelletto pratico a fine di operare riceve la proposizione maggiore dall' intelletto speculativo e sotto quello aggiunge la particolare eh' è opera sua. La dignità di tal monarchia universale, necessaria alla salute del mondo, sorgente unica d'ogni potestà terrena, pose Iddio nel popolo romano, preparato a ciò con la venuta di Enea in Italia proprio al tempo in cui nella propagine di Maria era preparata l'opera della redenzione, e con la conquista del mondo, legittima perchè giudizio di Dio tra Roma e gli altri popoli, abilitato. L'impero romano Iddio stesso lo pose e riconobbe, in quanto ei volle prendere umana carne sott' esso, assoggettandosi nella nascita al censo di Ottaviano, nella morte al giudizio di Ponzio Pilato. Significando l'impero il dominio del popolo romano sopra la terra, nell' imperatore, di qualunque nazione siasi, è trasferita la maestà del popolo romano. Giardino dell'impero è l'Italia, non la Germania; e di qui il principe romano distende lo scettro su tutte le altre monarchie e su tutt' i popoli, intendendo a fare del mondo una cristiana repubblica, della quale siano membra tutti gli stati, sì il regno di Francia come il più piccolo comune italiano. L' autorità dell'impero viene direttamente da Dio, nè la Chiesa può pretendervi supremazia o dargli essa l'autorità, come quella che non ebbe parte al suo stabilimento che fu innanzi lei; nè v'ha figure del vecchio o nuovo testamento che provino nè concessioni che valgano. La stessa persona dell' imperatore è posta da Dio, nè altro che instrumenti in mano di Dio son gli elettori. Indipendente così l'imperatore dal papa per l'imperio suo sulla terra, gli resta subordinato in questo, che la felicità secolare a cui 1' imperatore è guida sia mezzo per la felicità eterna a cui il pontefice è scorta. Cesare dunque ha da venerare Pietro, come figlio primogenito il padre, a ciò che illuminato della grazia paterna rischiari meglio la terra. Ma i pontefici, asserendosi e usurpando il primato su '1 potere civile degl'imperatori; ma il papato, attuando in sè il principio guelfo contrario alla monarchia universale; ma il governo degli ecclesiastici, non osservando le leggi dell' impero, impedendone la legittima autorità, incitando co '1 mal esempio a cercare i beni della terra; sono cagione che il mondo è fatto reo. E quel mescolato governo conviene che vada e cada male, perchè l'una autorità, ove trascorre, non può esser frenata dall'altra; e quindi è cagione