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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200
103 Monarchia, De
alcuno frutto alla Repubblica e di dare ai posteri non solamente copiosa dimostrazione, ma eziandio frutto, dimostrando verità non ancor tentate da altri e traendo dalle tenebre alla luce 1' utilissima e molto nascosa notizia della temporale monarchia, per dare al mondo utilità e conseguire, egli primo, la palma in questo esercizio (De Mon. i, 1). Voleva egli contribuire secondo le sue forze a far cessare le lotte e discordie tra' diversi partiti politici, principalmente de' guelfi e ghibellini, ed i mali che da essi derivavano e devastavano l'Italia, credendo, da quell'uomo tutto idealista ch'egli era, di riuscire nel suo intento mediante 1' istruzione scientifica. Nello stesso tempo egli mira pure, come nelle altre sue opere, ad uno scopo tutto personale, cioè di acquistarsi fama col suo lavoro, rivelando il nascoso suo talento.
IV. Forma e Materia. Dettato in lingua latina, piuttosto barbara, e nello stile scolastico del tempo, il trattato consta di tre parti o libri, nel primo dei quali l'autore vuol dimostrare che la monarchia universale è necessaria al benessere dell'umanità, nel secondo che l'ufficio della monarchia universale appartiene per volere divino al Popolo Romano, nel terzo che l'autorità imperiale dipende e deriva immediatamente da Dio, non già dal Romano Pontefice. - « Nella Monarchia la dottrina morale circa l'anima umana e le due guise di perfezione e felicità per cui ella è creata, la dottrina politica circa il reggimento della civiltà cristiana, la dottrina storica circa i destini provvidenzialmente assegnati al popolo romano, dottrine i cui primi germi e cenni erano nel Convivio, ricevono la più ampia e rigorosa trattazione in tre libri, che sono il più perfetto dei trattati di Dante, e intorno al quale tutte si raccolgono le idee di lui politiche. L'uomo, come solo tra gli esseri partecipe di corruttibilità ed incorruttibilità, così intende con doppio fine a doppia perfezione e felicità, temporale in questa vita, eterna in un'altra: a quella perviene con l'esercizio delle virtù intellettuali, a questa con 1' esercizio delle teologiche. Tali fini e mezzi sono dimostrati e dati all'uomo dalla ragione e dalla filosofia, dalla fede e dalla teologia; ma l'uomo per infirmità e cupidigia può mancare e deviare; onde la necessità di lume, di duce e di freno: e questo è per l'una parte nella potestà temporale dell'imperatore romano, per l'altra nella potestà spirituale del romano pontefice. Perchè i due duci guidino direttamente al fine, bisogna che nel mondo sia concordia, bisogna che alla beatitudine del cielo risponda in terra la pace agli uomini di buona volontà. Ma su la terra la cupidigia induce discordia, e questa non può esser composta se non da un monarca unico: il quale, avendo soggetti a sè tutti e non avendo a desiderare per sè nulla, avvii e regga giù-