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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200

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a cura di Federico Adamoli

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   1268
   3Ionarcliia, De
   parole colle quali 1' autore esordisce il De Mon. sono troppo modeste in bocca a chi aveva già scritto opere, quali il Conv. ed il De Vulg. Eh, dunque furono scritte prima che Dante ponesse mano a queste due opere. Ma non pare veramente troppo modesto il linguaggio di chi, vantandosi di essere joublicis documentis imbutus, promette di dare ai posteri non solamente copiosa dimostrazione, ma eziandio frutto, dimostrando verità da altri non mai tentate. Altri potrebbe trovare le parole del De Mon. i, 1 piuttosto prosuntuose che soverchiamente modeste. - 8. Inf. i, 85 Dante ricorda 7o bello stile appreso da Virgilio, che sin d'allora gli aveva fatto onore; nel 1300, epoca fittizia della Visione, e' non aveva ancor dettato nuli' altro nello stile virgiliano, cioè in lingua latina, dunque egli allude qui al De Mon., scritto per conseguenza prima del 1300. Ma lo bello stile è identico col dolce stil nuovo (Purg. xxiv, 57) delle Rime, non già la prosa tutt'altro che virgiliana del De Mon. e dell'onore che il De Mon. fece a Dante vita sua durante non abbiamo in verun luogo il menomo indizio. - 4. Nel De Mon. non si trova veruna allusione alla famosa Bolla Unam Sanctam del 1302: dunque il Trattato è di data anteriore. Altri vi trova allusioni a piene mani, di modo che il Tosti si accinse a dimostrare che il De Mon. fu scritto per l'appunto nell'intento di confutare la detta Bolla. - 5. Par. xi, 1 e seg. Dante parla della nobiltà per l'appunto come Conv. iv, 3, contraddicendo a quanto si legge De Mon. n, 3; dunque il De Mon. è anteriore al Conv. Ma la contraddizione non esiste (cfr. Giuliani, Op. lat. di D. i, 364 e seg.), e quand'anche esistesse, l'argomento proverebbe soltanto che il De Mon. fu scritto alcun tempo prima del Conv., e nulla più. - 6. Neil' introduzione al De Mon. Dante dice che 1' argomento del Trattato non fu ancora elaborato da nessuno; ma sin dai primi anni del Trecento quell'argomento fu discusso nelle opere di Giovanni da Parigi e di Engelberto di Admonte; dunque il lavoro di Dante è anteriore. Ma bisognava prima provare che Dante conosceva i lavori relativi dei due autori nominati e che gli giudicasse rispondenti al proprio concetto. Molti prima di lui avevano scritto della Gloria di Colui che tutto muove e delle gioje del Paradiso; eppure egli si vanta (Par. il, 7): P'acqua eh' io prendo giammai non si corse.
   B. Il De Mon. fu scritto negli ultimi anni della vita di Dante, tra il 1818 e 1821. È questa l'opinione del Giuliani, emessa e difesa nel suo commento al De Mon., quindi ampiamente svolta e propugnata dallo Scheffer-Boichorst (Aus Dante's Ver-bannung, Strassburg, 1882, p. 103-138). I principali argomenti su cui si fonda sono i seguenti: 1. Nel De Mon. (i, 12, 24 e seg.) si legge: « H®c libertas, sibe principium hoc totius libertatis nostra,