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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200
99 Monarchia, De
prende questo silenzio, se il De Mon. era già scritto quando l'autore dettava il Conv. Il Villani ed il Bruni non ci dicono una sillaba sul tempo in cui il lavoro fu composto, mentre invece il Boccaccio
10 dice dettato al tempo della discesa di Arrigo VII in Italia, la quale affermazione può fondarsi sopra notizie positive avute dal Certaldese, e può anche essere una semplice sua congettura individuale. Le diverse opinioni, che sino a quest'ora trovano difensori, sono che
11 Trattato sia scritto a Firenze, prima dell'esilio di Dante, là sul finire del Dugento ; che sia invece scritto negli ultimi anni della vita di Dante, dopo aver egli già dettato almeno una parte del Par.; che sia dettato, come vuole il Bocc., ai tempi di Arrigo VII e, per tacere di altre opinioni inattendibili, che sia scritto verso il 1300-1301, al tempo del conflitto tra Bonifazio Vili ed Alberto Tedesco imperatore. Per ognuna di queste tanto diverse opinioni si fanno valere argomenti più e meno forti, ma ad ognuna ostano altri argomenti di maggiore e di minore peso, onde la scienza non può a ques-t'ora dare una risposta definitiva alla domanda, quando Dante abbia scritto il De Mon. Riassumiamo i punti più importanti della questione.
A. Il De Mon. fu scritto prima dell'esilio di Dante, sul finire del Dugento. Padre e difensore primo e più autorevole di questa opinione è Carlo Witte (nei Prolegomeni alla sua edizione del Trattato, nelle Dante-Forschungen, r, 79 e seg.), al quale tennero dietro il Boehmer (Ueber Dante's Monarchie, Halle, 1866), I'Hubatsch (Dante Alig. Ueber die Monarchie, Berlino, 1872), il Derichsweiler (Dante Al.'s Monarchie, Muehlhausen, 1873), il Botta (Dante as pliilosopher, patriot and poet, New-York, 1865, p. 55) ed altri. Per questa opinione si fanno valere i seguenti argomenti : 1. Ad eccezione della Vit. N., dettata verso il 1292-93, il De Mon. è l'unico lavoro di Dante, nel quale non si trova veruna allusione all' esilio dell' autore, benché 1' occasione di alludervi gli si sarebbe offerta più volte. Ma l'allusione si potrebbe trovarla nella frase fratres expellunt (De Mon. ni, 3, 82). Anche dato però, non concesso, che nel De Mon. allusioni all' esilio di Dante non vi siano, il fatto sarebbe più che contrappesato da un altro fatto, per avventura più importante. Là dove Dante nel Conv. (i, 5) parla del volgare, e' rimanda al Vulg. El., già ideato e forse incominciato, ma in ogni caso né pubblicato nè compiuto; e là dove e'parla della Monarchia una, necessaria alla quiete del mondo (iv, 4) e della pace universale al tempo della nascita di Cristo (iv, 5), e' non menziona con una sillaba il De Mon., dove lo stesso argomento è pertrattato assai più diffusamente. Come si spiega questo fatto, se il De Mon. era già scritto e pubblicato quando Dante dettava il Conv.? - 2. Le
81. — Enciclopedia dantesca.