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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200

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a cura di Federico Adamoli

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   albero crescente nell'Egitto, in Arabia, e specialmente nell'Abis-sinia, detto Balsamodendon myrrha; Inf. xxiv, 111.
   Mirra, lat. Myrrha, Figlia di Cinira re di Cipro, la quale arse di lascivo ed incestuoso amore per il proprio padre e, per soddisfare alle bestiali sue voglie, si fece credere altra donna ed appagò i biasimevoli desiderii col favor della notte e coll'ajuto della sua nu-drice. Adone fu il frutto di tale incesto; cfr. Pind., Pyth. u, 15. Tac., Hist. il, 3. Ovid., Met. x, 298-502. Dante la pone tra' falsificatori della persona nella decima bolgia; Inf. xxx, 38.
   Mirrare, forse da un lat. myrrhare, del quale si ba il part. pass, myrrhatus, Onorar con mirra; Par. vi, 48, nel qual luogo per altro il signif. è dubbio e controverso. Lan.: « Qui è da sapere che li antichi usavano d'ungere di mirra li corpi morti, eh' elli voleano che si conservassono, sì come li moderni usano d'imbalsamare: onde l'autore volendo conservare la ditta fama del Romano imperio sì la descrive nel presente capitolo, e dice: la fama che volentier mirro, cioè ungo di tale mirra, che la conserverà per lo tempo futuro. » - Così, pressoché alla lettera, An. Fior. - Ott. : « Quella fama, dice, la quale volentieri io corono ed onoro con mirra, la quale dà ottimo odore. 0 mirro, cioè onoro con fama odorifera, come si coronarono anticamente i poeti. » - Petr. Dant. : « Libenter mirro, idest conservo. Nam guttse myrrhae, arboris Ara-bise, habent conservare res in odore. » - Cass.: « Mirro, idest conservare victor ut mirra conservat corpora mortua. » - Falso Bocc. non dà veruna interpretazione. - Benv.: « Confido et conservo cum istis versibus. Mjrrha enim est genus aromatica gummae, qua an-tiquitus inungebantur corpora regum mortuorum ut prteservarentur a putrefactione ; et ita vult dicere celebro libenter famam istorum perpetuandam. »- Buti: « Mirro, cioè miro, cioè lodo io Iustiniano; ma è scritto per due r per la consonanzia della rima. » Così spiegano pure Dan., Varchi (Ercolan. 130), Lomb., Port., Pogg., Biag. Costa, Greg., Filai, ed altri molti. - Serrav. : « Libenter mirro, idest ad memoriam iugem reduco, ut non tradatur oblivioni. Nam sicut mirra est conservativa corporum ne cito putrescant, ideo corpora principum mirra unguntur et condiuntur. » - Land, tira via. - Tal.: « Quia ego, princeps romanus, libenter conservo famam; quia sicut per mirram conservantur corpora nucta ipsa, ita Constantinus et Iustinianus per iIla verba conservant famam romanorum. » - Veli.: « Volentier censervo; perchè, sì come la mirra conserva i corpi da putrefatione, così la fama conserva i nomi da oblivione. » - Così in sostanza Boi., Voi., Veni., ecc. - Monti: « Come da Balsamo Im-