Stai consultando: 'Enciclopedia Dantesca Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z', Giovanni Andrea Scartazzini

   

Pagina (78/1033)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (78/1033)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   1246 Michele -Mida
   occupare il trono dell'impero orientale, che egli occupò dall'811 all'813. Costretto ad abdicare (10 luglio 813) si ritirò in un chiostro, dove visse sotto il nome di Atanasio sino all'845. De Mon. ili, 11, 4.
   Michele, dall'ebr. Sx^O = Chi è come Dio, Nome di quello
   •• t •
   dei sette Archangeli che rappresenta il popolo ebreo dinanzi al trono di Dio (cfr. Daniel, x, 13, 21; xii, 1. Epist. Iudce, 9. Apocal. xii, 7). L'arcangelo Michele è nominato Inf. tii, 11 (con allusione all' Apocal. xii, 7 e seg.). Purg. xiii, 51. Par. iv, 47.
   Michele Scotto, Inf. xx, 116; cfr. Scotto.
   Michel Zanche, Inf xxn, 88; xxxiii, 144; cfr. Zanche.
   Micol, dall'ebr. Ss^D = Acqua pura, gr. MsX^òX, lat. Micliol,
   t •
   Figlia di Saulle re d'Israele e moglie del re David (cfr. I Reg. xvii, 25; xviii, 17, 20 e seg.; xix, 11 e seg.), punita della sua superbia con isterilità (cfr. II Reg. vi, 16, 20-23). È nominata Purg. x, 68, 72, con allusione al racconto II Reg. vi, 16 : « Cumque in-trasset arca Domini in civitatem David, Michol filia Saul prospi-ciens per fenestram, vidit regem David subsilientem, atque saltan-tem coram Domino: et despexit eum in corde suo. »
   Mida, gr. MtSag, figlio di Gorda, antico re dei Brigi, che dicono conducesse il suo popolo dalla Macedonia nella Frigia (cfr. Herodot., vii, 73; vili, 138). Essendo Mida ancor fanciullo, le formiche gli portavano in bocca granelli di frumento, segno che un dì sarebbe divenuto ricchissimo (Cicer., Div. i, 36). Allorché una volta il figlio di Dionisio, Sileno, essendo ebbro, si smarrì nei giardini di Mida, già re di Frigia, questi lo accolse amorevolmente, entrò in discorsi con lui (Cicer., Tusc. i, 48), e lo ricondusse dopo dieci giorni a Dionisio. In premio di ciò il Nume lo invitò a chiedersi una grazia qualunque, e Mida chiese la facoltà di convertire in oro ogni cosa che e' fosse per toccare. La grazia gli fu accordata, onde Mida fu lì per morire di fame, poiché in oro si convertiva ogni cibo che le sue labbra toccavano. Mida invocò il Nume di liberarlo dal dono fatale, ed a tal uopo Dionisio gì'ingiunse di bagnarsi nel fiume Pattolo, che d'allora in poi portò sempre dell'oro misto alle sue arene (Ovid., Met. xi, 85-145. Hygin., Fab., 191. Serv. ad Aen. x, 142). Mida è nominato come esempio di avarizia punita, Purg. xx, 106, dov'egli è tipo dell'avaro che non può nè mangiare nè bere in pace, e la cui stoltizia viziosa è piuttosto derisa che maledetta.