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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume I - A-L
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1896, pagine 1169
Arduo-Aretino
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Inf. ìx, 68 (cfr. Vento). - 3. E per Passione ardente d'amore ; Purg. xv, 70; xxi, 94. Par. xi, 37; xiv, 40, 41, 50, 92; xxn, 54 ; xxxi, 17. -4. E per forte e vivo Desiderio; Inf. xxvf, 97. Par. xxix, 48; xxxiii, 48. - 5. Ardore santo, divino o divo, poeticam. detto del santo Spirito o del divino Amore; Par. vii, 74.
Arduo, dal lat. arduus ; 1. Malagevole a salirsi, Erto, Elevato; e fìguratam. per Difficile, Malagevole a farsi o a intendersi o a conseguirsi; Par. xxx, 36.-2. E per Grandioso, Magnifico, Operato con grande travaglio; Par. xxxi, 34.
Ardnra, Arsura, Bruciore. Nel luogo Inf. xiv, 42 alcuni testi hanno ardura; la vera lezione pare però che sia arsura, come hanno la gran maggioranza dei codd., delle ediz. e dei comra. ant.
Arena, dal lat. arena, Terra arida, trita, infeconda che trovasi per lo più sul lido del mare, nel greto dei fiumi, e ne'deserti; Inf. ili, 30; xiv, 13, 38, 74, 81; XVI, 40; xvii, 33, 35; xxiv, 85. Purg. xxvi, 44. In taluni di questi passi molte edizioni leggono rena invece di arena. Coli'autorità dei codd. non si può decidere quale sia la vera lezione; che il larena, snllarena, suarena dei codd. può essere l'arena, sull'arena, su'arena (= sua arena), e può anche essere la rena, sulla rena, sua rena. Cfr. rena.
Aretino, 1. Abitante di Arezzo; Inf., xxii, 5. Purg. xiv, 46 (cfr. botoli): Vulg. FI. i, 10, 56; i, 13, 22.-2. L'Aretin che rimase, Inf. xxx, 31, è Griffolino d'Arezzo (cfr. Griffolino).-3. L'Aretino ricordato Purg. vi, 13 è Benincasa da Laterina, giudice d'Arezzo, uomo dottissimo in iure civile (Lan.) e dottore eccellente (Serrav.), valentissimo in ragione, compagno di messer Accorso da Firenze che chiosò le leggi (An. Fior.). Essendo Vicario d'Arezzo condannò a morte uno (Ott., Petr. Dant., Cass., Falso Bocc., An. Fior., Serrav.) o due (Lan., Buti, Land., Veli., Dan.) stretti parenti di Ghino di Tacco, chi dice un suo fratello Cervo (Lan.), o Tacco (Ott., Dan.), o Turino (Petr. Dant., Buti, An. Fior., Land., Veli.) ed un suo zio (Lan., Buti, Land., Veli.), chi dice un altro suo fratello (Ott., Dan.), oppure suo padre Tacco (Aquarone) essendo essi « rubatori et omini violenti, aveano tolto al comune di Siena uno castello che era in Maremma, e quive stavano e rubavano chiunque passava per la strada » Buti. Andato Benincasa a Roma come ufficiale (An. Fior.), o vicario di papa Bonifacio (Lan.), o giudice del tribuno (Buti), Ghino « transvestitus et simulatis vestibus, venit ad curiam romanam » (Serrav.) ed uccise Benincasa « sulla sala dove si tiene la ragione » (Lan.) e se ne fuggì portando seco la testa