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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume I - A-L
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1896, pagine 1169

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a cura di Federico Adamoli

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   Agaatare, cfr. Guatare.
   Agnato, cfr. Agguato.
   Agubbio, cfr. Agobbio.
   Agii glia, cfr. Aquila.
   Agnglionc. 1. Castello posto nel piviere di S. Pietro in Bossolo in Val di Pesa, anticarri, chiamato Aquilone. - 2. Famiglia Fiorentina, che dal detto castello desunse il cognome. « Guglielmo d'Aguglione parteggiava in Firenze per i Ghibellini, per lo che nel 1268 fu dichiarato ribelle insieme con Puccio suo figlio. Al contrario Baldo altro suo figlio fu guelfo; forse postosi da questa parte quando vide volgere al peggio le cose dei Ghibellini. Ebbe costui gran nome tra i giuristi dei giorni suoi; e s'incontra per la prima volta il suo nome nel 1293 quando ebbe mano alla compilazione degli Ordinamenti di giustizia contro i Magnati. Per tali leggi divenne accettissimo alla fazione democratica, per opera della quale ebbe incarico, nel 1295, di correggere gli Statuti del Potestà. Figurò tra i più acerbi nemici di Giano della Bella nel 1295: ottenne il Priorato nel 1298: e fu mandato a Bologna nel 1299 per aggiustare le differenze di quel Comune con il Signore di Ferrara. Dino Compagni lo rammenta come uno dei più perversi cittadini che avesse ai suoi tempi Firenze; e narra le frodi e le baratterie che, intorno al 1300, gli fruttarono condanna di 2000 lire. Esulò allora da Firenze ; ma eravi tornato nel 1302, allorquando per opera ai Carlo di Yalois furono espulsi i Bianchi dalla città; ed egli che fin allora erasi mostrato di parte Bianca, rinnegò la sua bandiera e si fe' seguace della parte vittoriosa. Dopo quest'epoca esercitò grande influenza nel Comune; a tale che volendosi nel 1311 sopire ogni seme di discordia nella città, perchè i cittadini tutti fossero uniti a resistere ad Arrigo VII imperatore, fu a lui affidata la riforma degli Ordinamenti di giustizia che mitigasse alquanto la severità delle leggi contro i Magnati. Da questo incarico egli raccolse grande odio, perchè adoperò l'ingegno per far sì che le mitigazioni fossero apparenti e non venisse distrutta l'opera sua del 1293. Ad alcuni magnati, cioè ai più poveri, fu concessa l'abilitazione agli onori; per i più potenti fu tenuta ferma l'esclusione: taluni dei cittadini esuli per le passate vicende poterono far ritorno alla patria; altri, e tra questi Dante Alighieri e Giano della Bella, ebbero confermata la condanna di esilio. Preso da paura fuggì da Firenze quando si avvicinava l'esercito di Arrigo VII, per il qual fatto fu dichiarato ribelle ed ebbe confiscati i beni: l'avarizia lo costrinse allora a tornare,