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Altra Lettera di Preghiera
A Vittoria Colonna, — da Napoli.
II soccorrer un povero gentiluomo caduto in miseria e calamità senza colpa sua e per conservazione dell' onore, è officio d'animo nobile e magnanimo com'è il suo: e se Vostra Eccellenza col suo favore non rimedia a questo inconveniente, il poverino di mio padre si morrà di disperazione, ed Ella perderà un affezionato e devotissimo servidore. Oppongasi la virtù di Vostra Eccellenza alla malignità della fortuna, e non sopporti che la rapacità e l'empietà degli uomini il facciano morir disperato. Come Ella intenderà dal procuratore mio, Scipione De' Rossi mio zio cerca di maritare mia sorella con qualche povero gentiluomo, col quale forse abbia da stentar tutto il tempo della sua vita, con isperanza di godersi il resto dell' eredità di mia madre. Il dolore, Signora Illustrissima, della perdita della roba è grande, ma del sangue è grandissimo. Questo povero vecchio non ha altro che noi due ; e poiché la fortuna l'ha privato della roba e della moglie, che amava quanto l'anima, non consenta l'Eccellenza Vostra che la rapacità di costui lo privi dell'amata figliuola, nel seno della quale sperava di finire quietamente questi ultimi anni della vecchiezza sua. Vostra Eccellenza sola può colla sua autorità sollevarlo di tanta miseria; e faccialo arditamente, poiché considerata l'onestà della causa, in suo favore hanno scritto gl'illustrissimi cardinali di Trento, Santafiore, Medici e Morone. La figliuola sta in casa di Giovan Giacomo Coscia parente di mio zio, dove non può persona né parlarle nè darle let>