i romanzi. 281
   sentalo sotto l'aspetto dello studio e del lavoro. Acquistando la loro erudizione, la loro-scienza per trastullo, essi inclinano a farsene un gioco, e l'abitudine di dissipazione intellettuale per tal modo generata non può a meno di produrre coli'andar del tempo un effetto pernicioso sul loro spirito come sul loro carattere. Il romanzo è il rifugio prediletto della gente frivola ed oziosa. Non è che noi condanniamo in tutto in tutto la letteratura leggiera e spiritosa; ma farne, come certuni, l'esclusivo cibo letterario, divorare gli intingoli delle librerie circolanti ed occupare tutte le ore d'ozio nella lettura d'insulsi e sfibrati romanzi è peggio che sciupare il tempo — è un vero danno.
   Il lettore abituale di romanzi si lascia signoreggiare cosi di frequente dai sentimenti fittizii, che ci è gran rischio che i sentimenti reali e sani rimangano pervertiti e distrutti. Imperocché la pietà evocata dal romanzo non conduce ad un'azione corrispondente; le commozioni che esso eccita non implicano sacrificio di sè stesso ; per modo che il cuore che riman tocco troppo spesso dalla finzione può infine divenire insensibile alla realtà. L'acciaio perde grado grado la sua tempra e la sua elasticità vitale. In quella guisa che Nerone compiacevasi in suoni teneri e melodiosi, cosi Robespierre dilettavasi di leggere storielle di amore e di tenerezza.
   Il divertimento moderato è salutare e commendevole ; ma il divertimento eccessivo vizia l'intiera natura ed è cosa che vuoisi cansare. Nulla di più pernicioso per un giovane che aver l'anima saturata, per così dire, di piacere. Le migliori qualità della sua mente sono dal soverchio del piacere sfibrate; i divertimenti comuni divengono insipidi; il suo appetito dei piaceri supremi è sazio ed esausto ; e quando si trova faccia a faccia coi lavori e doveri della vita, il risultato è spesso avversione