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Chi si aiuta Dio l'aiuta
Storia degli uomini che dal nulla seppero innalzarsi ai più alti gradi
Samuele Smiles (tradotto da Gustavo Strafforello)
Editori della Biblioteca Utile Milano, 1867, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   chi si aiuta dio l* aiuta
   dovete studiare, se volete divenire eminenti nella vostra professione ».
   Ciò che importa non è già quante cognizioni abbia un uomo, si bene lo scopo, l'uso pratico per cui le ha. Fine supremo del sapere avrebbe ad essere lo sviluppo della saviezza, il miglioramento del carattere, e il renderci migliori, più felici, più giovevoli ai nostri simili, più benefici, più energici e più abili a proseguire gl'interessi più nobili della vita. Dobbiamo essere e fare noi stessi, e non rimanerci paghi meramente a leggere e meditare su ciò che furono e fecero gli altri. Bisogna che la miglior parte dei nostri lavori si trasformi in movimento, la miglior parte dei nostri pensieri in azione, affinchè possiamo almeno dire come Gian Paolo Richter : « Io ho tratto da me tutto ciò che era possibile, e nessuno può chieder di più ». È dovere di ciascun uomo governare e dirigere sè stesso, coll'aiuto di Dio, secondo le facoltà che ha sortite dalla natura. Pigli per guida, se vuole, i buoni esempi e le buone opere altrui; ma conti sopratutto sulle proprie forze, fabbrichi sulle proprie fondamenta.
   La disciplina e 1' esame di sè stesso sono i principii della saviezza pratica, e devono aver radice nel rispetto di sè medesimo. La speranza pure nasce da ciò, e la speranza è compagna del potere e madre del successo, giacché chi spera fortemente ha in sè il dono dei miracoli. Anche il più umile degli uomini può e deve dire: «Rispettare me stesso, e perfezionare me stesso — questo è il mio vero dovere nella vita. Parte integrante e rispon-sale del grande sistema della società, io debbo a questa società od al suo grande autore di non abbassare nè guastare il mio spirito, il mio corpo e i miei nobili istinti. Al contrario io debbo fare ogni mia possa per dare a ilverse parti della mia natura la maggior perfe-». Io debbo non solo reprimere il male, ma