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Chi si aiuta Dio l'aiuta
Storia degli uomini che dal nulla seppero innalzarsi ai più alti gradi
Samuele Smiles (tradotto da Gustavo Strafforello)
Editori della Biblioteca Utile Milano, 1867, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   chi si aiuta Dio l'aiuta.
   seppe rendere grandi i bei soggetti che trattava a forza ¦di semplicità. La sua statua di Watt nella chiesa di Handsworth è la perfezione dell'arte, e non pertanto essa «è perfettamente semplice e schietta. Morendo, lasciò tutto il suo all'Accademia, affinchè la fortuna accumulata durante la sua vita di lavoro incessante servisse ancora, dopo la sua morte, all'incoraggiamento delle arti belle.
   La stessa attività onesta e perseverante fu la caratteristica di un altro artista inglese di grido, Davide Wilkie. Figliuolo d'un povero prete scozzese, ei diede segni precoci di vocazione artistica, e quantunque fosse negligente a scuola era però un disegnatore infaticabile. Fanciullo taciturno, dava già prova di quella tranquilla e concentrata energia che lo accompagnò per tutta la vita. Egli coglieva ogni occasione per disegnare ; le mura d'una casupola o l'arena spianata di un fiume erano le sue tele. Qualunque strumento gli serviva; e a somiglianza di Giotto, si fece un pennello di un bastoncello riarso all'estremità, una tela di ogni pietra liscia, e il soggetto d'un dipinto di ogni pezzente che incontrasse. Quando visitava una casa vi lasciava per solito un qualche schizzo, segno della sua presenza. Nonostante l'avversione del padre alla professione peccaminosa di pittore, la vocazione invincibile di Wilkie non fu potuta domare. Respinto la prima volta che si presentò candidato all'Accademia di Edimburgo, a cagione della rozzezza e poca accuratezza dei di -segni presentati, egli perseverò a far meglio, finché fu ammesso da ultimo. Egli si applicò diligentemente a disegnare la figura umana; senza far pompa di quelle stravaganze e bizzarrie proprie di coloro che spacciansi per genii trascendenti, battè la via dell'applicazione costante, a tal segno che egli stesso usava poi attribuire il proprio successo aìlqi, perseveranza ostinata, più che alle sue facoltà naturali. «Il solo elemento, die'egli, in tutti i