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Episodi vissuti
Raccolti da G.A. Esengrini
Giulio Adamoli
Istituto Editoriale Cisalpino, 1929, pagine 329


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   CAPITOLO Vili
   233
   Dopo Adua, caduto il ministero Crispi, Re Umberto incaricò Ricotti di costituire il gabinetto. Ricotti pose due condizioni: l'una di non essere Presidente del Consiglio, l'altra di poter riorganizzare l'esercito su nuove basi. Sua Maestà accondiscese. Presidente del Consiglio fu Rudini; il progetto di legge sull'esercito vagheggiato da Ricotti fu presentato alla Camera. Esso riduceva : i reggimenti a 3 battaglioni di 3 compagnie e formava 7 corpi d'armata soli, secondo i patti d'alleanza con la Germania. Ricotti si faceva forte anche, del parere di Moltke.
   Ma a Rudini stava sopra tutto a cuore la chiusura della Camera, di origine Crispina. Se Ricotti e Perazzi non lo avessero trattenuto, egli avrebbe trasceso, in odio a Crispi, a intemperanze deplorevoli. Il Re era riluttante all'appello al Paese, e neppure vedeva di buon occhio la riduzione dell'esercito. Rudini manovrò segretamente in modo da ottenere da Sua Maestà, auspice il generale di San Martino, aiutante di campo, il decreto di scioglimento della Camera; dalla maggioranza dei ministri il consenso al ritiro del progetto di legge, già in istato di relazione e approvato dai Commissari, eccetto il generale Afan di Rivera.