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Episodi vissuti Raccolti da G.A. Esengrini Giulio Adamoli Istituto Editoriale Cisalpino, 1929, pagine 329 |
CAPITOLO Vili
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stoforo Negri narrava fatterelli ameni; De Vecchi ci istruiva sulle proprietà del metro in rapporto alla misura del globo, e compensava la serietà della lezione sull'astruso tema, con un incessante schioppettìo di freddure che, quando erano troppo atroci, lo facevano coprire di contumelie, con immensa sua gioia.
A Bruxelles, le delegazioni erano alloggiate a Palazzo Reale, e ogni giorno cenavamo con le Loro Maestà. La prima sera, mancava mezz'ora a scendere, Correnti mi fa chiamare. Lo trovo con indosso, dalla cintola in su, il frak e le decorazioni, a tracolla i gran cordoni, di cui le croci ballonzolavano sul candore dei lini, mentre andava su e giù per la camera a gran passi, per quanto lo permettessero le gambe corte e la corpulenza, e sbuffando contro Negri, il quale, sordo come un cannone, fiutando tabacco placidamente, gli ripeteva:
— Cesare, sbrigati. —
Mi corre incontro, esclamando:
— La mia miee l'ha desmentegaa i calzon de la marsina, come foo adess? —
Mi procuro dal maggiordomo un paio di pantaloni, li rimbocco di un buon palmo, e così lì per lì rimedio alla deficienza. Andando a letto,