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Episodi vissuti Raccolti da G.A. Esengrini Giulio Adamoli Istituto Editoriale Cisalpino, 1929, pagine 329 |
CAPITOLO Vili 157
sanno, e non io starò qui a ripetere quell'episodio grandioso nella sua semplicità.
Io non feci più nè meno degli altri; e però non posso lasciar andare in pace quella versione che mi venne riferita fosse allora corsa sul conto mio, ossia, che con ira generosa all'udire la intimazione del colonnello Camozzi, avessi portata la mano alla impugnatura della sciabola. Ma se non avevo sciabola!
Ben altro di meno fiero abbiamo fatto, Mis-sori, mio Padre ed io, in quella circostanza. Allorché la stazione di Figline venne inesorabilmente chiusa a tutti, noi tre, portatici alla estremità del piazzale esterno, penetrammo, fra le tenebre, sino all'ultimo vagone di terza classe, e, soli fra i commilitoni, viaggiammo nel treno che portava Garibaldi prigioniero, sino a Firenze.
Quando il convoglio si fermò all'alba nella stazione di S.'anta Croce, già sgombra e guardata dalle truppe, noi ci avvicinammo non contrastati, al nostro Duce venerato. Ei ci abbracciò tutti tre, e ci salutò per nome, poi tra i raggi del sole nascente, che lo avviluppavano come in un nimbo d'oro, si dileguò ai nostri occhi.