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Episodi vissuti
Raccolti da G.A. Esengrini
Giulio Adamoli
Istituto Editoriale Cisalpino, 1929, pagine 329


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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Del nostro soggiorno a Catania, così scrivevo a mia Madre il 23 agosto:
   « Stiamo qui organizzando volontari e disertori, che ogni momento arrivano. Ma che cosa s'intenda fare io non so. Cerco di non ragionare più e non pensare più, ora che non posso più ritirarmi. Volevano darmi un comando, ma non lo accettai; voglio essere indipendente. Se ci batteremo coi nostri mi lascerò uccidere piuttosto che sparare. Fui addetto al generale come ufficiale d'ordinanza; servizio da facchino. Del resto, si sta bene; bene alloggiati, ben nutriti. Le truppe regolari ci stanno attorno a poche miglia, ma per ora non ci molestano. Dio ce la mandi buona ».
   A spiegazione di queste parole, aggiungerò che a sostenere « quel servizio da facchini » eravamo una dozzina; che il buon alloggio ci veniva offerto dalla badìa dei benedettini; e che per cansare il pericolo di « battermi coi nostri » avevo dichiarato, e mantenni la parola, qualmente non avrei mai cinto la sciabola nè impugnata un'arma fino al confine pontificio.
   Garibaldi, colta l'occasione offertagli dalla sorte, aveva sequestrati in porto i piroscafi « Dispaccio » e « Abatucci », e imbarcativi i volon-