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Episodi vissuti
Raccolti da G.A. Esengrini
Giulio Adamoli
Istituto Editoriale Cisalpino, 1929, pagine 329


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   CAPITOLO III _
   73
   sarebbe mai lasciata togliere la sciabola dal fianco >>. Non era più il caso di nutrire il minimo dubbio.
   Con una marcia misteriosa, uno dei soliti stratagemmi di Garibaldi, da Centorbi, deviando da Adernò e riescendo alle spalle delle truppe che lo appostavano, egli si aprì l'adito a Catania, e intanto allo spuntar del giorno si affacciò a Paterno, ove intendeva trarre la sussistenza necessaria.
   Erano di presidio a Paterno soltanto tre compagnie del 53° reggimento, che non avrebbero potuto opporci resistenza. Garibaldi, fermatosi poco lontano dal borgo, chiamò Fri-!gerio e me, e ci ingiunse di consegnare una 'sua lettera al comandante di esse e di chiedergli libera entrata in paese. E noi, senz'armi e vestiti in borghese come eravamo, ci presentammo agli avamposti collocati fuori dalle mura, e domandammo dell'ufficiale che ci volesse condurre presso il maggiore del battaglione. Ci apparve dinanzi Carlo Biffi, un mio condiscepolo, coetaneo, antico commilitone e amicissimo.
   Lo confesso senza rossore; grosse lagrime ci caddero dalle ciglia, grosse goccie di sudore