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ANNUARIO 1926-27
Istituto Tecnico 'V. Comi' di Teramo
Lina Rizzi e Enza Gallavotti-Damiani (a cura)
Tipografia Cioschi, 1928, pagine 109

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — IOO —
   Anche 1' esperienza dimostrò che 1' abbondanza delle scaturigini dipendeva dall' ombra dei luoghi ; che i boschi, oltre a mantener perenni le sorgenti e regolare il deflusso delle acque, costituivano come un grande organismo di relazione fra la terra e l'aria. Seneca infatti scrisse: « Noi veneriamo le sorgenti dei grandi fiumi e piantiamo alberi ovunque da oscura caverna scaturisce largo fonte ». Le rive dei maggiori fiumi d'Italia erano profilate d' alberi maestosi per altezza e vetustà ; dovunque le correnti luccicavano tra immense foreste nereggianti al sole.
   Vegliavano sui sepolcreti degli eroi boschi ed alberi sacri, quasi a conservare integro il suolo della Patria, perché si credeva che i corpi risorgessero a piedi quegli alberi se scarse o imbelli fossero le generazioni dei vivi. Tale è l'idea rievocata del Carducci nella più fulgida commemorazione d' eroi che la poesia umana abbia mai pronunciata : « Ma ogni giorno il sole, quando si leva su le Alpi fra le nebbie del mattino fumanti e cade fra i vapori del crepuscolo, disegna tra i larici e gli abeti una grande ombra, che ha rossa la veste e bionda la lunga capelliera errante sui venti e sereno lo sguardo siccome il ciclo. Il pastore straniero guarda ammirato e dice ai figliuoli: È l'eroe d'Italia che veglia su le Alpi della sua Patria» .
   I Germani, che non volevano pompa nei funerali, bruciavano i corpi degli uomini celebri con certe specie di legna e piantavano arbusti sul sepolcro.
   Somiglianti son gli uomini alle frondi che il vento sparge a terra, e poi la selva le riconduce belle e verdeggianti,
   Così canta Omero ; ed oggi la scienza ha tradotto in forinole chimiche questo sublime concetto poetico del flusso eterno della materia. Gli alberi che oggi sussurrano alla brezza dicono

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