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consacravano ad Aspocrate, dio del Silenzio, perché il frutto è fatto a cuore e la foglia a lingua, volendo significare che di tutto quanto naturalmente può aver l'uomo, niente è più divino del discorso e niente ha maggior tratto per la felicità. A Minerva l'ulivo, già sacro alla pace presso i Greci; a Giunone il salice piangente e il melograno, a Marte il frassino
« che in guerra il sangue beve »,
atto a far lance, celebre perché del suo legno furono la penna d'Omero e la lancia d'Achille; a Morfeo l'olmo dall'ombra fresca e cheta,
..... opaco e grande, ove si dice
che s' annidano i Sogni, e di' ogni fronda v' ha la sua vana imago e 'I suo fantasma.
(VIRGILIO)
L'alloro sempre verde ad Apollo e, più propriamente, si riteneva messaggero di salute, d' allegria e di vittoria. A Venere il tiglio e il mirto, le cui vermene presiedono alla congiunzione. Dopo il ratto delle Sabine venne eretto un altare dedicato a Venere Mirtea; e Virgilio:
Quindi non lunge si distende un' ampia campagna che del Pianto è nominata, per cui tra chiusi colli e tra solinghe selve di mirti, occulte se ne vanno I' alme, eh' ha fieramente arse e consunte fiamma d' amor eh' ancor ne1 morti è vira.
Il culto popolò le campagne di deità gentili che presiedevano ai boschi e vivevano la vita degli alberi dimorando fra essi, e naiadi attorno alle sorgenti, ai laghi e ai corsi d' acqua,
a che in guardia hanno le selve ».