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ANNUARIO 1926-27
Istituto Tecnico 'V. Comi' di Teramo
Lina Rizzi e Enza Gallavotti-Damiani (a cura)
Tipografia Cioschi, 1928, pagine 109

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   E il De Musset, commosso dai rami mesti del salice piangente, li invoca per la sua sepoltura:
   Mes chers amis, quanti je mourrai, Plantez un saule au cimetière. J'alme san feuillage éploré, La pàleur TO' en est chère, A la terre où je dormirai.
   Ma il sentimento religioso finisce sempre nell' idolatria, perciò il mito non andò disgiunto dall'adorazione degli alberi; nelle selve ebbero dimora gli Dei, ed i primi templi di Grecia e di Roma furono di legno. La tradizione narra che i figli di Rea Silvia vennero trovati sotto un fico che fu chiamato romolare; un virgulto di questo albero, trasportato dall' augure Navio nel Comizio, fu circondato da un cancello di bronzo e sotto di esso si stipulò la pace coi Sabini. Lo schiantamento avvenuto nel-1' anno 260 di Roma dell' antichissimo fico dinanzi al tempio di Saturno, è uno dei primi fatti storici che si possono cronologicamente provare.
   I Romani accolsero il costume orientale d'intitolare determinate specie arboree alle divinità, simboleggiandone gli attributi; così con l'abete fu mantenuta la fiamma sacra sull'altare di Vesta,
   Che il tosco Tébro e 'I Palatiti protegge,
   e col ginepro quella di Venere, e nelle feste palilie si ardevano nel focolare rami di abete. Il cipresso, che oggi veglia sulle tombe, era consacrato a Silvano, dio della Selvicoltura e tutore dei confini. Il pinus pronuba era consacrato ad Imene per le faci nuziali alle quali serviva il suo legno. A Bacco erano dedicate 1' edera e la vite ; a Cardea, custode dei fanciulli, il corbezzolo e il biancospino; a Perseo il pesco, che gli Egiziani

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