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Un volo di 55.000 chilometri

Francesco De Pinedo
A. Mondadori Milano, 1927, pagine 287

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Francesco De Pinp.do
   — Vedrete che belle ragazze!
   — Sentirete che musica!
   — Sarete alloggiati nella casa del Governatore, che ha dei magnifici letti.
   — Qui la notte abbiamo una temperatura dolcissima, deliziosa.
   Durai fatica a non farmi commuovere da tutto quel ben di Dio che mi veniva promesso: il vero paradiso di Maometto. Mi limitavo invariabilmente a rispondere:
   — Grazie. Ben volentieri. Ma non posso.
   Era veramente spiacevole non poter fare onore alle gentili insistenze di quella simpatica gente, cui non pareva vero di avere un oggetto di distrazione nella tranquilla monotonia delle tepide giornate di ottobre. Confesso che il posto mi piaceva, ed infine la mia volontà di rifiutare si era indebolita alquanto, riducendosi a ripetere solo macchinalmente la stessa frase in tono un po' minore.
   Anche macchinalmente mi misi la cuffia, salutai e me n'andai, resistendo alla tentazione di rimanere almeno un pomeriggio in quel luogo così ameno.
   E fu così che, senza quasi accorgermene, mi trovai alle 13 di nuovo in aria, in rotta per Saigon.
   Era un po' tardi per arrivare a Saigon alla luce diurna, e dovetti riflettere sull'eventualità di planare in un posto della costa prima di essere sorpreso dall'oscurità crescente; ma poi decisi di tagliare su terra per la rotta più breve, in modo da guadagnare cammino. Nell'ultimo tratto aumentai anche i giri del motore. Sull'imbrunire, passate alcune collinette, ero quasi in vista di Saigon; dico quasi in vista, perchè su Saigon imperversava un temporale, che impediva di distinguere bene la città; tuttavia si scorgevano i lumi delle strade e delle case, già accesi, per la notte che calava. Alle 18 ero sul fiume, proprio sul centro della città: in quel momento spioveva. Feci un paio di giri, a poca distanza dall'acqua, sulla linea che mi pareva buona per l'ammaraggio, per cercare di vedere tra i riflessi dei fanali accesi, se non vi fossero boe od altri ostacoli, poi venni giù perdendo quota gradatamente con un po' di motore, perchè l'acqua non si distingueva più.