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Un volo di 55.000 chilometri

Francesco De Pinedo
A. Mondadori Milano, 1927, pagine 287

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   SULLA VIA DEL RITORNO
   La mattina del 17 ottobre prometteva una giornata molto simile a quella della partenza da Sesto Calende; ciò ci rendeva ben tristi. Molte autorità vennero gentilmente a salutarci, imbaccuccate nei loro impermeabili. Gradii anche molto il saluto del sindaco di Ka-sumigaurà, cbe aveva sfidato, senza obbligo alcuno, lo strapazzo di una levata mattiniera e di una passeggiata sotto la pioggia. Lasciai ai due militari, che mi avevano aiutato, tutte le disposizioni per il materiale di rispetto da spedire in Italia o lungo la rotta, e alle 6.25 mollai le cime, misi in moto e decollai.
   Pioveva sempre.
   In alcuni punti a malapena si distingueva la terra e dovevo quindi navigare molto basso. Alle 7.30 ero all'altezza di Capo Nojima Zaki, dove la pioggia addirittura torrenziale, unita a raffiche violente, mi fece considerare se mi convenisse ammarare a ridosso di qualche punto della costa, per attendere condizioni più : propizie. Ma ripensando agli incidenti di Tam-Sui, me ne astenni : la costa apparteneva ad una zona militare proibita, e non volevo iniziare il viaggio con un altro incidente diplomatico. Decisi di andare avanti finche si poteva, fidando nel motore che ronzava in Un modo perfetto. All'altezza dell'isola Oshima trovai vento da Nord, ancora più forte, e mare agitato. Alle 8 finalmente la zona cattiva
   era superata; edi essendo il vento girato ad. Est potevamo»