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Un volo di 55.000 chilometri

Francesco De Pinedo
A. Mondadori Milano, 1927, pagine 287

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Francesco De Pinp.do
   i lavoratori indigeni temono la concorrenza a buon mercato dei lavoratori di altri paesi che hanno bisogno di impiego, prevedendo che se si lasciasse loro campo libero, si avrebbe come risultato un abbassamento dei salari. Ma certo il problema così non è risolto, perchè non si può condannare una razza esuberante a vivere dentro mura ristrette; e sarebbe bene, piuttosto che rinviare la soluzione del problema ad eventuali conflitti nell'avvenire, prevedere e provvedere nel presente con saggi accordi tra le parti in causa. Io credo che in un conflitto nippo-americano nessuno dei due popoli avrebbe da guadagnare. Nel mondo vi è per ora abbastanza posto per tutti. Si tratta di ripartire amichevolmente lo spazio disponibile. Le scoperte, le invenzioni moderne e i progressi della meccanica hanno finito per rivoluzionare la vita sociale rispetto a ciò che era ancora pòchi anni addietro. Tutti corrono all'arricchimento per procurarsi la maggior quantità possibile di benessere; ma, come nella vita di un singolo, così nella vita delle nazioni il vero benessere si ha da quello di tutti e non dal benessere procuratosi a spese degli altri, perchè ciò finisce, a lungo andare, col portare a contrasti che distruggono ogni beneficio.
   D'altra parte la situazione del Giappone e dell'America è tale che una guerra li porterebbe ad arrecarsi reciprocamente offese più o meno gravi senza soluzione definita; e quindi le due parti in causa finirebbero per ricevere danni certamente maggiori dei vantaggi ricavabili da un eventuale successo finale.
   Prima di partire da Tokio mi recai a fare una visita di omaggio al Tempio Shintoista, dove è venerato non, come da noi, il Milite Ignoto, perchè nel Giappone tutti i militari periti in guerra sono noti e identificati, ma il simbolo, dirò così, del soldato caduto per la patria.
   Il Tempio Shintoista consiste in una specie di porticato in legno rettangolare, avente ad un lato un piccolo specchio che rappresenta come un altare, sul quale vengono fatte le offerte consistenti in un ramoscello di alloro. Questo ramoscello mi venne prima consegnato dal sacerdote, che agitò con esso due o tre volte l'aria per scacciare gli spiriti maligni. Il cerimoniale è, come si vede, di una semplicità estrema.