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Un volo di 55.000 chilometri

Francesco De Pinedo
A. Mondadori Milano, 1927, pagine 287

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Un volo di 55.000 chilometri
   ' 189
   ter decollare col pieno carico, non potevo pensare di superare con un solo volo i 950 chilometri che separano Shanghai da Kagoshima. I Giapponesi mi avevano consigliato di fare una tappa a Mokpo verso l'estremità della Penisola Coreana, ma non era ancora giunta l'autorizzazione ufficiale. Intanto fin da Tam-Sui avevo disposto per lo spostamento a Mokpo dei miei rifornimenti che erano a Chemulpo, e mi era stato assicurato che per il giorno 23 tali rifornimenti sarebbero giunti certamente.
   Il 23 mattina, dopo che mi era stata comunicata l'autorizzazione a planare a Mokpo, mi recai alle 10 a bordo; sempre per la forte corrente, la manovra di disormeggio fu molto laboriosa. Il primo tentativo di decollaggio non riuscì, e occorse quasi un'ora per raffreddare il motore e farmi rimorchiare dal motoscafo in una posizione migliore. Alle 11.30 potei essere in volo, e dopo un giro sulla città e sulle nostre navi feci rotta per il rombo di bussola 60, ad una quota di circa 400 metri.
   Il mare era calmo. Una leggera foschìa impediva di vedere molto lontano. Il cielo era coperto da strati di nuvole fra 500 e 1000 metri. Leggero vento da SW.
   Dopo due ore e tre quarti di navigazione passai in vista dell'Isola di Ross, e, potendo allora rettificare la posizione, notai con piacere che ero perfettamente in rotta. Verso le tre pomeridiane ero su Mokpo, dopo essere passato sopra innumerevoli isole ed isolette della frastagliatissima costa coreana.
   Planai presso un battello con bandiera, che capii voleva indicarmi il posto di ormeggio, e presi la boa preparatami. La benzina e l'olio però non erano ancora arrivati, e mi si disse che sarebbero giunti nel pomeriggio.
   Alloggiammo in un albergo giapponese, dove il proprietario e le « musmè » addette al servizio ci accolsero prosternandosi fino a terra, secondo l'uso giapponese. Ci levammo le scarpe, poiché non è ammesso di entrare con esse in una casa giapponese, e conversando con i nostri ospiti, accoccolati tutti, a terra, attendemmo l'arrivo dei rifornimenti; ma neanche col treno che arriva nel pomeriggio da Chemulpo avemmo la benzina e l'olio, nè alcuna notizia circa la loro spedizione. Decisi di rimediare con le risorse