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Un volo di 55.000 chilometri

Francesco De Pinedo
A. Mondadori Milano, 1927, pagine 287

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Un volo di 55.000 chilometri
   ' 187
   bordo di attacco dell'ala destra, poi rapidamente riparato dal maestro d'ascia della San Giorgio.
   Nel fiume la corrente era fortissima e rendeva molto difficile il rifornimento ed ogni altro lavoro; infatti, mentre l'operaio provvedeva alla riparazione dell'ala a bordo di un battellino, questo, per la risacca prodotta da un bastimento che era passato accanto all'apparecchio, andò a sbattere sotto l'ala, producendo altri due o tre buchi nella tela.
   Migliaia di giunche a vele spiegate salivano e scendevano il corso del fiume. Era veramente uno spettacolo fantastico vedere quei lenti e neri veicoli fluviali, dalle vele spesso a brandelli e mal rabberciate, invadere le acque limacciose del Whangpoo come se su di essi una intera popolazione trasmigrasse in massa verso altri lidi. Avevano l'aspetto di vere case galleggianti: alcuni non mancavano neppure di un piccolo giardino pensile, e polli e maialetti scorrazzavano per la coperta come nel cortile di una casa di campagna. Moltissime famiglie di poveri Cinesi, veri nomadi dell'acqua, passano tutta la loro vita, dalla culla alla tomba, sulle giunche. Quando un rampollo giunge in età matura per passare a nozze, abbandona la giunca paterna e su di una nuova giunca una nuova famiglia si forma e si sviluppa.
   Mi narrarono sulla San Giorgio che una volta sotto la nave ima giunca trascinata dalla corrente si sfasciò e fece naufragio. Unico superstite fu un povero cinese, che con la giunca aveva perduto anche la moglie ed i figliuoli. Una colletta fu presto organizzata. Il povero diavolo andò via. Dopo qualche giorno ricomparve con una nuova giunca ed una nuova moglie a ringraziare i suoi benefattori! Tutto passa e si rinnova au questo mondo!
   Dall'aspetto sorridente e dispettoso, questo popolo prolifico, laborioso e paziente, dalla civiltà millenaria, pggi attraversa una crisi di trasformazione, che non si può prevedere a quali risultati potrà condurre in un avvenire più o meno lontana. Il movimento è diretto da professori e studenti riuniti in sette segrete ed è a fondo nazionalista e antistraniero. La gran massa, tranne quella dei grossi centri, è indifferente ed ignara.