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Un volo di 55.000 chilometri

Francesco De Pinedo
A. Mondadori Milano, 1927, pagine 287

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Francesco De Pinedo
   Prima di partire ricevetti un telegramma dai bambini di una scuola di Porto Basco, nell'Isola Batan, così concepito: «Signore, passate sopra di noi; non abbiamo mai visto un aeroplano ».
   La radiotelegrafia, era, si può dire, quasi l'unico mezzo di comunicazione che questa isola avesse col resto del mondo. Di tanto in tanto dei piroscafi fanno scalo a Porto Basco ma, nella stagione in cui eravamo, da circa tre mesi nessun piroscafo arrivava nell'isola, per le cattive condizioni del tempo.
   Sentivo che andavo a giuocare una carta definitiva. Il Comandante deWHerori, per disposizione dell'Ammiraglio, si era offerto gentilmente di attendere ad Aparri finché io non fossi arrivato a Formosa o di recarsi a Porto Basco in attesa del mio passaggio. Se avessi accettato sarebbe stato diminuito il valore del mio viaggio e della mia tesi. Perciò lo ringraziai lasciandolo lihero ed egli, il 17, due giorni prima che io lasciassi Aparri, se ne ritornò a Manilla.
   Il 18 mattina ero pronto, ma non riuscii a decollare, pur avendo vuotato lo scafo dell'acqua penetratavi durante la notte. Ero troppo carico. Scaricai 50 litri di benzina e feci un secondo tentativo infruttuoso. Rinviai allora la partenza al giorno dopo; intanto fu fatta qualche riparazione al serbatoio dell'olio che aveva una leggera perdita, e imbarcai a bordo una latta d'olio di rispetto.
   La sera, come commiato dalle isole Filippine, fu dato in nostro onore, dalla piccola società locale, un ballo.
   Il sabato 19, alle 4 del mattino, ero in piedi, e alle 6.15 riuscii a decollare, profittando di una leggerissima brezza.