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Francesco De Pinedo
fortunatamente magnifico a Menado, ma non potevo sapere come fosse a Zamboanga, perchè, per quanto vi fosse il telegrafo, non erano possibili comunicazioni dirette; infatti il telegramma che annunziava la mia partenza da Menado arrivò, come seppi poi, a Zamboanga con un ritardo di circa quattro giorni.
L'atmosfera era calda e pesante, e ciò mi fu di molto fastidio per il decollaggio. Difatti alle 8.50 un primo tentativo non riuscì. Fermai aspettando che il radiatore si raffreddasse, e intanto pensai di alleggerire l'apparecchio per non perdere altro tempo in inutili tentativi.
— Campanelli — dissi — qui bisogna rassegnarci a buttare qualche cosa in mare, altrimenti non si ridecolla. Vediamo a che cosa possiamo rinunziare.
— La coppia di cilindri di rispetto.
— A mare.
— Le pompe AM di rispetto.
— A mare.
— Gli ingranaggi degli assi a cames.
— A mare.
— La serie di cuscinetti di banco.
— A mare. E scarichiamo anche 60 litri di benzina.
Dopo quanto mi era successo all'arrivo a Menado, volli andar cauto nell'alleggerirmi di benzina. Ma un secondo tentativo neppure riuscì. Decisi allora di disfarmi di una parte dei viveri.
Sciorinammo in coperta le nostre riserve e una decina di chilogrammi delle provviste che avevamo comprato a Townsville andarono a beneficio dei pesci. Mi separai da esse a malincuore, perchè ne andava della nostra esistenza se un qualunque incidente ci fosse avvenuto su quel solitario mare che ci disponevamo a sorvolare.
Ma più che l'alleggerimento potè ima leggera brezza levatasi nel frattempo e alle 10.25, appena il motore fu sufficientemente freddo per un nuovo tentativo, rimisi in moto. Per aumentare il beccheggio dell'apparecchio in modo da facilitarne l'andata sul « redan », misi Campanelli sulla prua per fare da contrappeso con movimenti alterni del corpo, e finalmente riuscii così al