tiri volo di 55.000 chilometri
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avrebbe aggiunto alla sua insegna un cartello così concepito: a Si riparano aeroplani ».
Alle 12 provai a decollare; ma, essendo l'apparecchio troppo carico, due tentativi reiterati non riuscirono; decisi quindi di tornare a terra, dove scaricai circa 150 litri di benzina. Fui così obbligato a rimandare la partenza al giorno seguente, tanto più che avrei dovuto percorrere una tappa di 750 chilometri, ed essendo in piena stagione di piogge, non era conveniente arrivare nelle ore del tramonto. Il 18 agosto feci rimorchiare l'apparecchio, alleggerito di una parte della benzina, sotto vento in una posizione conveniente; e dopo un primo tentativo di decollaggio, che non riuscì causa un magnete che si era bagnato, feci un secondo tentativo che riuscì. Alle 8.45 uscii dalla rada di Amboina, e misi la prua per 330°. Il tempo era chiaro.
Alle 9.12 passai tra l'Isola di Buru e quella di Ceram. Controllai la posizione, correggendo la rotta di 10° a sinistra, per compensare il vento da Sud-Ovest. Alle 10.30, al traverso di Lisa-matula, cambiai la rotta per 335°, essendo mutata la direzione del vento. Navigavo ad una quota di circa 1500 metri, nè avrei potuto navigare a quota inferiore come sarebbe st^to conveniente, data l'elevata temperatura che non mi avrebbe permesso un raffreddamento sufficiente del radiatore.
Ero nel mare delle Molucche tra Celebes e il gruppo di Gilolo, fuori di vista di qualunque terra. A,lle 11 incontrai un banco di nuvole, che si estendeva fino ad oltre i 2000 metri di altezza e che arrivava quasi fin sull'acqua. Non potevo passare di sotto, costretto come ero a non poter navigare a quota più bassa per la ragione sopra accennata, e d'altra parte non volevo aumentare eccessivamente il numero dei giri per passare sopra quel banco, appunto per non cimentare eccessivamente il motore che, essendo già vecchio, richiedeva molta cura nell'uso. Allora mi buttai nelle nuvole e navigai per circa mezz'ora dentro di esse in una situazione assai penosa, in quanto che la nebbia e l'umidità erano così fitte che a malapena potevo distinguere le estremità delle ali; mentre tutti gli strumenti all'interno della carlinga erano quasi