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Un volo di 55.000 chilometri

Francesco De Pinedo
A. Mondadori Milano, 1927, pagine 287

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Francesco De Pinedo
   sorrideva di incredulità, ora non sorrideva più. Tutti quelli che per una ragione o per l'altra si occupavano di meccanica si erano dati convegno sulla spiaggia per assistere al prodigio: al prodigio di un uomo solo, che nello spazio di una giornata smonta e rimonta un motore di 450 cavalli.
   Alle 10 di sera il prodigio era compiuto: il motore era stato rimontato !
   Uno spontaneo « hurrà » sgorgò dalla gola dei presenti quando Campanelli, madido di sudore, sfinito per la dura fatica, saltò giù dall'apparecchio, dicendo:
   — Finito!
   Il 17 mattina però non si potè partire subito perchè, nel rimontare il motore, si era rotta una delle valvolette di immissione della benzina nei cilindri, per la messa in marcia. Non ne avevamo di rispetto a bordo; d'altra parte questa valvoletta era molto piccola e delicata. Era un gingillo, un nonnulla, ma pure senza di essa non si poteva partire, non essendo possibile mettere in moto il motore. La faccenda era alquanto seria e nello stesso tempo grottesca, chè poteva sembrare un assurdo che per cosa così da nulla si dovesse restar fermi chissà per quanto tempo. .Campanelli non poteva far niente, perchè mancavano gli strumenti delicatissimi ed il metallo necessario per la riparazione.
   Pensai allora che forse un orologiaio o un orefice potesse essere in caso di eseguire il lavoro. Nel paese non c'era altro che un cinese aggiustatore di orologi e vecchie pendole. Mi recai nel suo stambugio. Egli aveva Un piccolo saldatore da orefici: eravamo salvi!
   Gli ufficiali olandesi, che mi avevano accompagnato, ed io ci mettemmo a fare da inservienti: il povero cinese non aveva mai avuto degli inservienti così distinti!
   Intanto numerosi curiosi si affollarono davanti la bottega, e dovette intervenire la polizia per ristabilire la circolazione.
   Il povero diavolo era così preoccupato e tremava talmente per. l'emozione, che dovette rifare il lavoro ben tre volte.
   Alle 11 il lavoro fu pronto. Quella bottega non aveva mai avuto tanta celebrità, ed il buon cinese, mi fu riferito, disse che