j Un volo di 55.000 chilometri
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Il jolly good fellow, che ero io, doveva intanto restar seduto. Quindi era autorizzato a prendere la parola per ringraziare. Ampie libagioni chiudevano la cerimonia.
Potei al Municipio mettermi in comunicazione telefonica con Port Albany. Seppi che colà era scoppiato un fortunale, che aveva messo in serio pericolo anche i bastimenti del porto. Più tardi mi avvisarono che continuavano piogge dirotte e « gales » da SW.
Così rinviai la partenza al giorno successivo. Fu riveduto il motore: esso era in ottime condizioni, solo le candele erano un po' sporche.
L'alba del 5 giugno era velata da una nebbia così diffusa che impediva di vedere al di là di cinquanta metri; però lo strato di nebbia non era molto alto, perchè i raggi del sole riuscivano a penetrarlo.
Dopo aver atteso un po' di tempo, avendo riconosciuto bene il fiume, decisi di partire ugualmente, e alle 8 di mattina misi in moto e decollai, regolandomi sulle sponde del fiume. Appena fui ad tuia quota di 15 metri, mi trovai al di sopra della nebbia.
Incontrai in alto molto vento da Ovest che mi fece avanzare rapidamente. Tagliai su terra decisamente in direzione di Port Albany e così la feci in barba al mal famato Capo Leeuwin.
Tentai a Port Albany di ripartire il giorno stesso, ma non mi fu possibile per il cattivo stato del mare; dopo due tentativi infruttuosi, che ci fecero prendere un' abbondantissima doccia, rinviai.
La sera ricevetti un telegramma da Bunbury: gli alunni mi ringraziavano di essere passato sul tetto della scuola alla mia partenza. Io veramente me ne ero dimenticato e quindi capii che dovevo esservi passato per caso.
La costa fra Port Albany e Powler Bay (Port Eyre) per circa 1600 chilometri è priva di qualsiasi abitato.
Non potendo percorrere in un solo tratto tale distanza, avevo scelto come punto di tappa intermedio Israelite Bay, dove esiste soltanto un piccolo posto telegrafico, che serve a ritrasmettere i telegrammi sulla linea che unisce le regioni dell'Est a quelle