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Francesco De Pinedo
e l'olio che intanto aveva mandato sul posto per mezzo di un autocarro.
Ma si fece tardi, e il lavoro fu terminato al chiaro di luna.
Lo specchio d'acqua si prestava anche per decollare.
Mi aveva preoccupato l'eccessivo consumo di olio avuto negli ultimi tempi, tanto che a Batavia, dopo sette ore di volo, ero arrivato con appena due litri nel serbatoio, ora, data la lunghezza .della tappa che stavo per intraprendere, avevo deciso di portare altra riserva a bordo, e il motorista, molto ingegnosamente, riusciva a combinare un raccordo tra la pompa che doveva servire a vuotare l'acqua nella sentina e il serbatoio, così che potevamo mandarvi l'olio deptro, durante il volo, senza ' essere obbligati a scendere.
Contrariamente alla mia abitudine di segnalare in Italia solo l'arrivo, mandai quella sera a Roma un telegramma per avvisare della mia partenza, perchè pensavo che se ci fossimo perduti, almeno qualcuno lo avrebbe saputo.
Ricevetti anche un telegramma da Dilly, che è il capoluogo portoghese di Timor, così concepito:
« Gli abitanti e gli impiegati del Governo di Timor Dilly si congratulano con'voi ed hanno il piacere di invitarvi a visitare Dilly passando per Broome ».
Ma la gita mi portava molto fuori della rotta, e dovetti declinare l'invito.
Il 31 maggio ci recammo a bordo di buon'ora. Erano le tre e mezzo; il sole non si era ancora levato; perdemmo molto tempo per recarci alla baia dove era ormeggiato l'apparecchio, perchè lo « chauffeur » malese, che si era impegnato di portarci, venne con molto ritardo. Alle nostre osservazioni egli replicò che trovava stupido, che noi, avendo tutta una giornata a disposizione, ce ne andassimo così di buon'ora!
Scorsi alla luce crepuscolare parecchie comitive accampate sulla spiaggia presso cui era l'apparecchio: esse mi fecero un affettuoso « hurrà » di addio.
Era l'ultimo saluto del vecchio mondo!