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Un volo di 55.000 chilometri

Francesco De Pinedo
A. Mondadori Milano, 1927, pagine 287

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   j Un volo di 55.000 chilometri
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   in mòto, essendo la marea discesa, andammo in secco; ma riuscii a distaccarmi con il motore e a decollare ugualmente.
   La pioggia dirotta mi obbliga a tenermi a quota bassa, a 50 metri dall'acqua, spesso a 30,' talvolta a 10.
   Seguo gli alberi che disegnano la costa in tutte le sue anfrat-tuosità; ma la situazione è poco piacevole, perchè tra gli alberi e il mare è una zona fangosa di parecchie centinaia di metri. Se planassimo là dentro, anche a breve distanza dalla terra, subiremmo il supplizio di Tantalo, non essendo possibile transitare su quel mare di fango. Proseguo. Alle ore 13.15 scorgo Victoria Point, dove è un posto R. T. inglese, e dove sarebbe possibile ammarare, ma vedo in quel momento una leggera chiarita verso Sud, e vado avanti ancora.
   Ma la chiarita è illusoria, e poco dopo il tempo si fa talmente scuro e la pioggia così fitta che non si vede a più di 50 metri lontano.
   Mi dirigo, sfiorando gli alberi della costa, in modo da non perderli di vista. L'acqua batte violentemente sul cristallo del pa-rabrise, obbligandomi, per riconoscere la costa, a sporgere di tanto in tanto la testa in fuori; ma la visione dura solo qualche secondo, perchè a causa della velocità le gocce d'acqua mi colpiscono sul viso e mi accecano come aghi acuminati. La costa è irregolare e frastagliatissima, ed occorre vigilare continuamente per aggirarne le punte e seguirne le insenature. Un istante di distrazione può costarmi assai caro.
   E non vi è altro sistema per andare avanti. Se abbandonassi la costa e proseguissi alla bussola, la deficiente visibilità potrebbe farmi cozzare improvvisamente contro un'isola, prima ancora di avere il tempo di virare. Nè è possibile ammarare, come avevo fatto la mattina, per il pericolo dei bassifondi.
   Il motore, quasi abbia compreso la critica situazione nostra, gira con ritmo regolare e preciso. Non avendo esso alcuna capot-tatura, è colpito in pieno dall'acqua, ma si comporta bene lo stesso.
   Siamo fradici fino alle ossa. Io sento un rivoletto scendermi dal collo giù per il filo della schiena, e mi dà una sensazione fisica quasi gradevole perchè contribuisce a mantenere più desta la mia sensibilità.