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Un volo di 55.000 chilometri

Francesco De Pinedo
A. Mondadori Milano, 1927, pagine 287

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   j Un volo di 55.000 chilometri
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   piroscafo; e ci vollero due ore di paziente lavoro per poterla ricuperare.
   Ma la posizione in cui mi trovavo non mi persuadeva affatto, e quindi decisi, appena il battello riportò a bordo la mia àncora e il mio cavo, di cambiare il posto d'ormeggio con un altro più tranquillo.
   Chiesi perciò ed ottenni un motoscafo, dal quale mi feci rimorchiare in uno specchio d'acqua più lontano dalla città, dove la corrente era minore e dove i battelli dei curiosi più difficilmente potevano giungere.
   Il tempo era così minaccioso che decisi, anche questa volta, di dormire a bordo del motoscafo. Alla fine della manovra era già notte, e ci mettemmo a dormire così vestiti come eravamo e senza neanche cenare.
   *Già riposavamo, quando vennero sotto bordo un missionario francese e un ingegnere scozzese. Costui era un pezzo d'uomo pieno di muscoli e di salute. Il missionario aveva ima lunga barba fluente ed una tonaca di tela bianca. Essi ci portavano un invito a pranzo del Governatore, e non era possibile declinarlo.
   Guardai II cielo. Attraverso gli squarci delle nuvole si vedevano scintillare le stelle. Il vento era cessato. Mi sentii tranquillo; i gentili messi insistevano, e andammo.
   Fatto un buon bagno ed indossato l'abito da sera, che ci ridette l'aspetto di uomini civili, ci parve di sentirci freschissimi come se non avessimo passato circa sessanta ore di lavoro quasi continuo, e dormito pochissimo e male. Ben presto però la stanchezza si fece di nuovo sentire, e durante il pranzo mi capitò varie volte di appisolarmi e di essere svegliato, con mio glande scorno, dal cameriere che serviva a tavola.
   Dopo il pranzo, il Governatore, gentilissimo, tenne circolo e conversazione, ma non potei prendervi parte perchè fui obbligato a ritirarmi subito, stanco di combattere contro la piovra invisibile e tenace del sonno.
   Il tempo sembrava rabbonito, ed accettai perciò l'ospitalità dell'ingegnere scozzese invece di tornarmene a bordo.