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Un volo di 55.000 chilometri

Francesco De Pinedo
A. Mondadori Milano, 1927, pagine 287

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   j Un volo di 55.000 chilometri
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   — Allora non venite?
   — No, davvero. Ne sono dolentissimo. Verrò al mio ritorno, se ritornerò...
   — Oh! ritornerete certo. Voi siete così bravo. Noi adoriamo l'Italia, dove siamo state molti anni. È un paese di incanti. Siamo entusiaste del vostro Mussolini. Ditegli la nostra ammirazione.
   Mio Presidente, vi domando scusa se non ho eseguito al mio arrivo la delicata commissione ricevuta. Lo faccio adesso.
   La mattina seguente ricevemmo una piccola colazione, inviataci dalle nostre gentili amiche notturne.
   Era il 19 maggio. Misi la testa fuori degli oblò: pioveva dirottamente.
   Alle 9 la pioggia cominciò a diminuire, e ne approfittammo per una revisione sommaria al motore.
   Dopo mi recai a visitare il Residente Britannico, mentre Campanelli impiegava il suo tempo a preparare, da esperto cuoco, alcuni spaghetti nella cucina volante di bordo. E poiché non c'erano posate si improvvisarono le forchétte con stecche di legno.
   La pioggia pertanto, dianzi così dirotta che non ci dava speranza di poter ripartire, cessò, e l'inizio del nostro lauto banchetto fu salutato da un tenue raggio di sole, che passò attraverso la plumbea cappa delle nubi, destando un lieve accenno di arcobaleno.
   Divorammo in fretta gli spaghetti, poi, senza perder tempo, ci disormeggiammo e ci mettemmo in moto. Decollai facilmente alle 14.45, scansando per miracolo un banco di sabbia. Ben presto mi trovai di nuovo fra cumuli di nuvole. Uscitone, diressi verso Sud, sempre in vista della costa.
   Alle 16 il tempo è molto peggiorato, e mi trovo di fronte ad un forte temporale assai esteso. Tento di passare sopra le nuvole, ma invano, che si trovano troppo in alto. Tento di aggirare il temporale, ma neppur così trovo modo di sbucare. Le raffiche sono così violente e gli acquazzoni così dirotti che, non potendo prevedere l'estensione della meteora, considerando anche che l'ora del tramonto si avvicina, mi persuado che non è conveniente nè