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Un volo di 55.000 chilometri

Francesco De Pinedo
A. Mondadori Milano, 1927, pagine 287

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Francesco De Pinedo
   nelli mi informava che ama valvola di scarico del terzo cilindro della fila di destra, era leggermente deformata, e ciò a causa dalle lunghe flottate fatte a temperature troppo alte.
   Fummo così obbligati a smontare una coppia di cilindri per «cambiare la valvola. Profittai allora per verificare anche gli altri cilindri della stessa fila. Tranne la valvola suddetta, le altre si tro vavamo in condizioni ottime, come verificarono ed ammirarono anche gli Inglesi dell'Idroscalo. Notammo pure una leggera perdita nel serbatoio dell'olio, e si profittò della sosta per ripararlo. La sera tale lavoro era compiuto e fu iniziato il lavoro di montaggio sulF apparecchio. Campanelli fu assistito dal personale della stazione agli ordini del comandante Camp, gentiluomo molto simpatico ed ospitale.
   E così io, che avevo già lasciato l'albergo, vi ritornai alquanto mogio, con viva sorpresa di quelli che mi avevano già salutato. Nell'atrio però feci una strana conoscenza che mi sollevò dal malumore. Veniva a salutarmi una signora francese, che da sola faceva un viaggio nell'India e nella Birmania. Si era già recata nell'interno, di cui mi fece racconti molto interessanti. Come si vede, non era affatto spaventata dalle distanze. Questo suo amore per i viaggi la portava ad essere in particolar modo amica degli aerei valicatori del mondo. Mi parlava infatti con viva simpatia del mio predecessore, Pellettier Doisy, che aveva conosciuto l'anno prima.
   La sera stessa, mentre stavo nella mia camera, ricevetti un tragico bigliettino: ella mi supplicava di assisterla perchè era sul punto di morire. Accorsi impensierito; ma vidi subito che la.sua era solo una crisi di solitudine; e la confortai del mio meglio. Si distrasse gradatamente, e mi fece vedere alcune sue note e fotografie di viaggio invero molto interessanti. Aveva scommesso di girare tutta l'India senza parlare una parola d'inglese, ma talvolta ciò la riduceva a mal partito, come quella sera in cui non riusciva a farsi portare in camera delle uova e delle patate che erano il suo nutrimento serotino (ella era vegetariana). Di ciò incolpava la stupidità dei servi dell'albergo, che accorrevano emozionati. ed ascoltavano stupiti le sue apostrofi nel più puro gergo parigino.