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Un volo di 55.000 chilometri
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per procurarmelo, e lascio Campanelli a bordo a sorvegliare l'apparecchio.
Allo sbarcadero incontro il Residente Inglese ed alcune signore, reduci da una partita, di « tennis ». Paragonando i loro freschi abiti e i loro piacevoli ozi alle tristi condizioni in cui mi trovo — non avevo quasi mangiato dalla sera precedente ed ero in piedi dalle 3 di mattina — non posso astenermi dal guardarli con un senso d'invidia e di nostalgia.
Dopo aver cenato in fretta e preso le provviste per Campanelli, vado a cercare un motoscafo. Non ve ne sono. Bisogna attendere. Bisogna sempre più armarsi di pazienza. Mi faccio dare una sedia e lì, sulla banchina della Capitaneria, aspetto. Pioviggina. Aspetto tre ore.
Verso mezzanotte finalmente si trova un motoscafo, e partiamo. Durante il tragitto, che richiede occhio vigile per i numerosi banchi di sabbia difficili ad avvertirsi nella notte buia, ci sentiamo chiamare disperatamente. È un rimorchiatore in secco, che chiede soccorso. Ci rechiamo a disincagliarlo e per poco non andiamo in secco anche noi. È l'una di notte. Proseguiamo.
— Domattina con l'alta marea sarete a galla — dico io, partendo. — Buon divertimento!
— Buona notte! — rispondono.
Giunto all'apparecchio, sveglio Campanelli, che dorme su di un'ala, e, alla meglio, vestiti come siamo, passiamo la notte sulle dure panche del motoscafo, protetti da una tenda. Pioviggina sempre, e siamo intirizziti dall'umidità.
La mattina, di buon'ora, con le ossa indolenzite e la cera di chi ha mal dormito, completiamo il rifornimento ; e alle sei e mezzo decollo.
Il tempo è minaccioso. Faccio rotta lungo la costa e poi taglio sopra terra, per andare a raggiungere, secondo il mio programma, il corso del fiume Iravaddi. Passiamo sopra montagne ricoperte da fittissime foreste e tutte precipizi e scoscendimenti.
proprio la terra vergine, che attraverso i secoli nessup piede di uomo ha mai calcato. -
Penso che una discesa su quella foresta non sarebbe certo igie-5 - F. De Pinedo — Un volo di 55.000 chilometri.