Stai consultando: 'Un volo di 55.000 chilometri ', Francesco De Pinedo

   

Pagina (61/300)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (61/300)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Un volo di 55.000 chilometri

Francesco De Pinedo
A. Mondadori Milano, 1927, pagine 287

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   IIn volo di 55.000 chilometri
   63
   bile ad ammarare, avendo i vari rami del delta limitata profondità per i numerosi ed invisibili banchi di sabbia. Una volta che l'apparecchio avesse planato, non sarebbe stato facile scendere a terra. La « jungla » che ricopre tutto il suolo del delta, è infestata da tigri, e le acque del fiume sono piene di coccodrilli. Se, disgraziatamente obbligati a scendere, fossimo riusciti ad evitare i coccodrilli, restavano dunque a fare i conti con le tigri.
   Senonchè tutte queste erano e rimasero ipotesi, perchè il motore girava ammirevolmente con un ritmo regolare e preciso.
   Alle 8 lasciai la costa, e diressi alla bussola su Akyab. Il tempo, dapprima buono, dopo un'ora divenne alquanto nebuloso, sicché rividi la terra al di là del golfo, molto più tardi di quanto avevo calcolato. Alle 10.45 ero in vista di Akyab, e alle 11 ammarai presso la città.
   Non c'era nessuno ad aspettarmi, perchè non si sapeva del mio arrivo. Dopo un quarto d'ora d'inutile attesa, vedendo che nessuno si occupava di me, mi diressi flottando verso un edificio, che supposi fosse, come infatti era, la capitaneria di porto.
   Venne allora a bordo un signore, il depositario dei rifornimenti di benzina, che mi consigliò di tornare laddove avevo prima ammarato, offrendosi di rimorchiarmi con il suo battello.
   Assicurato l'apparecchio, andai a terra per cercare il mio olio, che nessuno sapeva dirmi dove fosse; cerca di qua e di là, finalmente dopo tanto penare lo trovai presso il rappresentante di una società di commestibili. Così verso le 2 pomeridiane potei portare i rifornimenti a bordo.
   Avevo visto a terra la coda dell'apparecchio di Mac Laren, che, l'anno precedente, aveva tentato il giro del mondo e che, appunto ad Akyab, aveva perduto in un incidente il suo velivolo.
   La sfortuna ebbe ad accanirsi sul valoroso e simpatico aviatore, che ebbi occasione di conoscere prima al suo passaggio a Roma, e che poi rividi a Londra durante il periodo della preparazione del mio viaggio. Mi ricordo che, a proposito delle difficoltà che si incontrano nel decollare in paesi assai caldi con l'apparecchio molto caldo, egli ebbe a dirmi: