IIn volo di 55.000 chilometri
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caldo. Si soffriva, invece, la musica ininterrotta del ventilatore; ma noi, dopo una giornata di lavoro, avremmo dormito anche tra un'orchestra di cannonate.
La sera del 7 maggio i lavori erano pronti. Al tramonto lasciammo Manora dopo aver rimesso in acqua l'apparecchio. Nella penombra del crepuscolo « Gennariello », ripulito, lustrato, sembrava un generóso destriero pronto per la corsa. Considerandolo, mi pareva che lui pure avesse un'anima e capisse che gli si richiedeva un duro sforzo. Ora galleggiava di nuovo, leggermente dondolando alla brezza vespertina; nonostante il buio, si distinguevano sulla coda i colori d'Italia, che era mio compito di portare onorevolmente alla mèta. La mèta era distante, gli inizi erano stati scabrosi. Ma più le difficoltà tendevano a sbarrarmi il cammino, e più io ero risoluto ad averne ragione.
Ero partito per dimostràre una tesi; se io non fossi riuscito nel mio intento, sarebbe caduta con me la verità di ciò che soste-nevo, poiché coloro che non riescono hanno sempre torto.
L'8 maggio, di buon'ora, lasciammo Karachi. Il capitano di quel porto, ottimo marinaio, si mise molto gentilmente egli stesso al timone del motoscafo, che rimorchiava l'apparecchio nello specchio d'acqua prescelto per il decollaggio.
Non era certo uno specchio ideale, perchè vi erano qua e là molte secche segnate da pali non visibili a distanza e, sebbene vi fosse spazio sufficiente per mettere l'apparecchio sul « redan » contro vento, bisognava poi fare una conversione di circa 90° sulla dritta, prima ancora di essere in volo. '
Avevo fatto il carico completo di benzina, perchè la tappa da Karachi a Bombay era lunga 900 Km. e si prevedeva anche vento sfavorevole; ciò che rendeva il decollaggio più lungo'e delicato.
La manovra fortunatamente riuscì bene; ma mi costò molta fatica, specialmente nel mandare l'apparecchio sul oc redan ». Erano le 11 quando partimmo.
La navigazione da Karachi a Bombay non fu molto felice, La rotta lungo la costa non era diretta; ed io, per far più prestò, avevo tagliato all'interno su terra. Mi trovai così ad un tratto tra nembi scuri e carichi d'elettricità. Cambiai spesso quota e rotta per scan-