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Un volo di 55.000 chilometri

Francesco De Pinedo
A. Mondadori Milano, 1927, pagine 287

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   IIn volo di 55.000 chilometri
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   cammo le valigie, e decisi la partenza per il giorno dopo, di buon mattino.
   Il 5 maggio ci recammo a bordo di buon'ora, scaricammo qualche litro di acqua che si era infiltrata durante la notte nello scafo, e verso le 7 e mezzo tentai di partire. Si vede che qualche possente iettatore doveva averci preso sotto la sua protezione a Chah-bar, perchè nonostante i moltissimi tentativi, il motore rifiutò di avviarsi. Il motorista sudava talmente per l'elevata temperatura (circa 40 centigradi), che ogni tanto doveva levarsi di dosso la camicia e torcerla come se fosse stata immersa nell'acqua.
   Debbo qui dire che prima avevamo un sistema speciale di messa in marcia automatica del motore, per il quale occorreva l'aria compressa contenuta in una bombola. Questa si sarebbe dovuta caricare meccanicamente dove ere* possibile, od altrimenti a mano con una apposita pompa.
   Dopo due o tre tappe, finita la provvista d'aria compressa della hombola, vedemmo che era inutile sperare di trovare un rifornimento o peggio di far caricare il serbatoio con la pompa a mano. La bombola fra le altre cose perdeva: e così a Buscir sbarcai tutto.
   Per avviare il motore, Campanelli girava l'elica a mano per dare la compressione e poi io mettevo in moto col magnetino di avviamento.
   Ora, quella mattina il motore non voleva saperne di partire, e ad un certo momento Campanelli si fermò esaurito di forze. Dopo breve riposo furono ripresi i tentativi; e finalmente, passate due ore e mezzo, il motore partì.
   La navigazione proseguì senza incidenti. Un'ora prima dell'arrivo a Karachi lasciai la costa, che rientrava verso -Nord, e diressi alla bussola sulla città, dove arrivai alle 15.
   Mi avevano, in precedenza, segnalato di planare all'esterno del porto per, flottare poi fino al punto di ormeggio assegnatomi, v Io me ne guardai bene, perchè all'esterno del porto il mare era un po' rotto e non era prudente ammararvi. Planai invece direttamente dentro il porto, fermando l'apparecchio proprio ove mi era stato indicato, e cioè a Punta Manora.