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Francesco De Pinedo
Il decollaggio si presentava alquanto difficile. Mi feci rimorchiare da un battello, in un punto della rada dove mi sembrò vi fosse un po' di ridosso; ma fu inutile. Finalmente avviai il motore per partire. i,
Causa il mare prendemmo fortissime incappellate e spruzzi d'acqua, che mi impedivano di vedere di prua. Così, piano piano, senza accorgemene, venni leggermente sulla sinistra, prendendo il vento di fianco e mettendo quindi in pericolo l'apparecchio. Infatti, ecco che sotto un'onda più alta delle altre, il galleggiammo di destra cede e si sfonda. Me ne accorsi immediatamente e fermai il motore, lasciandomi poi scarrocciare verso terra.
Passai subito dalla mentalità dell'uomo che ha fretta e forza gli eventi a quella dell'uomo che, paziente, si sottopone al destino!
L'essermi ostinato a partire in quelle condizioni di mare e con l'apparecchio molto carico fu un errore, che scontai con quattro giorni di fermata e di duro lavoro a Chahbar.
Capii che se volevo condurre a termine il mio viaggio dovevo avere maggiore prudenza per l'avvenire.
Nello stato in cui era l'apparecchio non si poteva più partire, ed occorreva invece eseguire il lavoro di riparazione del galleggiante. Per far ciò bisognava smontarlo dal posto, ma essendo la cosa impossibile per lo stato del mare, decisi di alare l'apparecchio in secco.
La manovra fu lunga e difficile, non essendo agevole intendersi con gli indigeni, i quali non capivano che l'idrovolante è una cosa molto fragile e non si può maneggiarlo come una barca da pesca. Bisognò alare l'apparecchio sopra una spianata alquanto accidentata, cosicché adoperammo per far scorrere lo scafo alcuni dei rulli che i pescatori del posto usano per mettere in mare le loro barche.
Nonostante l'uso dei rulli l'apparecchio non scorreva bene, ed una fila di 30 uomini robusti, allungati su due corde passate sotto lo scafo, a mala pena riusciva a farlo avanzare, causa anche la pendenza del terreno.
Ad un tratto le corde si ruppero e tutti andarono a gambe levate fra le grandi risate dei curiosi presenti; ma non ridevo io, preoccupato dalla piega che prendevano le cose.