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Un volo di 55.000 chilometri

Francesco De Pinedo
A. Mondadori Milano, 1927, pagine 287

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   IIn volo di 55.000 chilometri
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   una vòlta con l'estremità di esso, ad un montante del castello motore. Ora, essendo il montante al centro dell'apparecchio, questo si traversò alla corrente, il che fece crescere in modo preoccupante là tensione del cavo. Fortunatamente un penzolo, che avevo fatto fissare a prua come mezzo di soccorso, mi servì meglio per farvi passare il cavo; togliendo la vòlta al montante, potei così presentare lo scafo in direzione della corrente, e diminuire notevolmente lo sforzo dell'ormeggio. Necessità, questa, tanto più urgente in quanto la marea, aiutata dal vento di maestro, saliva con una velocità di circa 7 nodi.
   Rassicurato intorno all'incolumità dell'apparecchio, tentai nuovamente di salpare l'àncora con l'aiuto di un motoscafo, ma neppure stavolta la manovra riuscì.
   Il motoscafo apparteneva ad un piroscafo giapponese, che era al largo e ci dette ottima assistenza.
   Finalmente giunse in soccorso un brigantino a motore, al quale passammo il cavo q, dopo lunghi e laboriosi sforzi, per mezzo dell'argano, ch'era a bordo della nave, si riuscì a ricuperare l'àncora : questa venne su impigliata ad un'altra àncora più grossa e ad un groviglio di cavi abbandonati al fondo. Sfido che non si riusciva a salparla!
   Avevamo gli abiti letteralmente inzuppati di sudore per il grande sfacchinare che durava fino dalle 5 del mattino.
   Alle 10 finalmente eravamo pronti, e con l'apparecchio alleggerito decollai agevolmente. Feci rotta per il Sud, e presi a costeggiare la Persia. Il téfmpo era buono; la regione desolata e selvaggia. Grandi catene di montagne si vedevano sorgere dalla terra, che ha l'aspetto di un immenso campo di fango disseccato.
   Alle 11.50 mi accorsi che il termometro dell'acqua segnava una temperatura troppo elevata. Mi venne il dubbio di perdere acqua dal radiatore, e per assicurarmene planai in una piccola insenatura: si trattava soltanto di un inconveniente senza importanza alla tubatura dello strumento.
   Il mare agitato mi fece decollare con grande difficoltà e, una volta in aria, il vento contrario rallentava il volo.