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Vite degli Eccellenti Comandanti

Cornelio Nipote
Casa Editrice Sonzogno Milano, 1927, pagine 104

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   XXV. T. POMPONIO ATTICO. * 103
   con mano ciò che di sopra accennai, che il piii delle volte i proprii costumi fablrica.no a ciascuno la sua fortuna Primieramente, contento egli dell'ordine equestre in cui era nato, pervenne ad esser affine dell'imperatore figliuolo di Divo Giulio, avendone già prima acquistata la famigliarità non per altro mezzo che colla sua decorosa maniera di vivere, con la quale s'avea pur conciliati gli altri principali della città, dì grado a quello uguali, ma di fortuna inferiore; giacché fu Cesare da cotanta prosperità accompagnato che tutto a lui contribuì la fortuna ciò che avesse mai per l'addietro e ciò che potesse mai conseguire verun cittadino romano. Ebbe poi Attico una nipote natagli da Agrippa, al quale avea data in isposa una sua figliuola zitella. Questa, d'un anno appena, Cesare la promise a Tiberio Claudio Nerone, nato di Dru-silla. suo figliastro ; la qual parentela fu suggello alia loro amicizia, e rendè più frequente la loro dimestichezza.
   XX. Quantunque già prima di questi sponsali Augusto, non solo quand era fuor di Roma non mandò mai lettera a veruno de' suoi che non iscrivesse parimente ad Attico per intendere che cosa ei facesse e specialmente che cosa leggesse, e in che luogo si trovasse e quanto tempo fosse per trattenervisi ma anche qualora era in Roma e le sue infinite occupazioni non gli permettevano di godere tanto sovente, quanto avrebbe desiderato della compagnia d'Attico, non lasciò per inconsideratezza passar giorno che non gli scrivesse, ora ricercando da lui alcuna cosa intorno all' antichità, ora proponendogli alcun dubbio in materia di poesia, talvolta scherzando, per averne in risposta lettere più diffuse. E questo fece sì che allorquando il tempio di Giove Feretno, fabbricato da Romolo in Campidoglio, per l'antichità e per trascu-raggine scoperto, minacciava rovina, per suggerimento di Attico, Cesare lo fe' ristorare. Nè in assenza era meno onorato con lettere da M. Antonio; di modo che questi da' più rimoti paesi diligentemente ragguagliava Attico di tutto quel che faceva e di tutto quel che pensava. La qual cosa di quanto rilievo sia, più agevolmente il riconoscerà colui che potrà giudicare quanta prudenza si ri-chipgga per conservarsi la pratica e la benevolenza di coloro, tra' quali era non solo emulazione di cose grandissime, ma tanta gelosia, quanta dovea necessariamente 8ssere tra Cesare ed Antonio, mentre e l'un e l'altro aspirava al principato, non pur della città di Roma, ma dì tutta la terra.
   XXI. In questa guisa avendo compiti settantasette anni, ed essendo sino all'estrema vecchiezza sempre cresciuto con meno di merito che di favore e di fortuna (imper-Siocchè aveva avuto molte eredità non per altro motivo.