XXV. T. POMPONIO ATTICO. * 97
che era di parere doversi agli amici far servigi senza o entrar in fazione, e sempre s'era tenuto lontano da sì fatti progetti, rispose che se Bruto avesse voluto prevalersi de' suoi averi, il facesse pure per quanto essi si estendevano; ma ch'egli non sarebbe mai con veruno venuto a parlamento su di quest'affare, nè entrato nella società proposta. In questa forma si dissipò quel conciliabolo solo per non aver egli voluto essere a parte. Di 11 a non molto cominciò a prevalere Antonio, di maniera che Bruto e Cassio, disperando deile Provincie, che erano loro state date da' consoli per un cotaì pretesto, andarono in esilio. Attico, che aveva ricusato di contribuir danaro con gli altri in favor di Bruto quando era in flore il suo partito, sbalzato Bruto, mentre usciva deli' Italia, gli mandò in regalo centomila sesterzii, e assente gliene fe' contare in Epiro trecento mila. Nè adulò Ant/.mio nel tempo della sua potenza, nè abbandonò i disperati.
IX. Succedette la guerra fattasi a Modena; nella quale se io chiamassi Attico soltanto prudente, il loderei meno di quei ch'egli si merita; essendo egli stato anzi divino; se cosa divina si può chiamare una stabile bontà naturale, che per verun accidente non cresce né sminuisce. Antonio giudicato nimico s'era ritirato dall'Italia: non vi era per lui speranza di ritorno: non solamente i suoi nemici, che allora erano potentissimi e in gran numero, ma anche gli amici si davano agli avversarli di lui : e nel nuocere ad Antonio speravano di ottenere qualche vantaggio; perseguitavano i suoi famigliari, desideravano di spogliar d'ogni cosa la moglie Fulvia, e già accennavano di voler estinguerne la prole. Attico . contuttoché fosse intrinsechissinao di Cicerone, ed a Bruto amicissimo, non pure non consenti loro che offendessero Antonio, ma al contrario protesse per quanto potè i famigliari di vui fuggitivi di Roma, li soccorse di quelle cose che loro bisognavano. Per Publio \ oiunnio poi tanto fece che di più non si poteva aspettare da un padre, Ed a Fulvia stessa trovandosi imbarazzata in liti, e da grandi terrori travagliata, con tanta premura prestò l'opera sua, ch'ella non comparì mai in giudizio senza di Attico, ed egli fece per essa sicurtà d'ogni cosa. Che anzi avendo ella ne' tempi felici fatto acquisto d'un fondo da pagarsi entro un termine prefisso, e non avendo, dopo la disgrazia, potuto far voltura, egli s'intromise e senza verun interesse e senza stipulazione le fidò il danaro, giudicando essere grandissimo guadagno l'essere conosciuto memore e grato, e nel medesimo tempo far palese ch'egli era solito esser amico non della fortuna, ma degli uomini: e certamente, mentre cosi faceva, niunoNpotea pensare che egli il facesse per profittare delle circostanze dal tempo.