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34 VITE DKGI,I ECCELLENTI COMANDANTI
avvenne che gli ambasciatori di Prusia cenassero in Roma da L. Quinzio Flaminino: uomo consolare; ed ivi venendo fattaSnenzione d'Annibale, un di loro dicesse, che egli Bi trovava nel regno di Prusia. Questo fu- il giorno seguènte da Flaminino rapportato al senato. I senatori, i quali finché fosse vivo Annibale, non credevano di poter mai essere senza insidie, spedirono ambasciatori nella Bitinia, tra i quali Flaminino, i quali chiedessero al re, fche seco non ritenesse il maggior loro nemico, e il desse nelle lor mani. A costoro non osò Prusia dire di no.; ma non volle però ch'esigessero da lui che facesse egli stesso ciò che contrario era al diritto d'ospitalità, che se potevano gli ponessero le mani addosso: che avrebbero facilmente saputo il luogo dov'egli era. Im-Derciocchè Annibale tenevasi sempre in un sol luogo, Oè in un castello statogli dal re donato, il quale egli erasi fabbricato in tal forma che aveva da tutte parti delle sortite, come colui che stava in continuo timore, non quello gl' intervenisse, che in fatti poi segui. Essendo quivi venuti i legati romani, ed avendo l'abitazione d'Annibale circondata di molta truppa, un servo affacciatosi alla porta, dopo aver da lungi osservato, riferi ad Annibale, come si vedea venire fuor del consueto gran quantità di gente armata. Annibale gli comandò di girar intorno per tutte le porte dell'edifìcio, e che senza indugio gli rapportasse, se nello stesso modo fosse da ogni parte assediato. Il servo avendo in tutta fretta riportato ciò che accadeva, e fattogli osservare che tutte le uscite erano prese, ben s'accorse ciò non esser fatto a caso, ma che volevan lui, e che non aveva più oltre a stare in vita, la quale per non lasciare in balia d'altri, memore delle sue pristine virtù, prese un veleno che era sempre stato solito portar seco.
XIII. Cosi quest'uomo fortissimo, dopo molte e vari® laboriose gesta, pose a quelle fine ed alla vita nell'anno 70 dell'età sua. Del consolato, sotto cui morisse, non si accordano gli scrittori. Imperciocché Pomponio Attico, nel suo Annale lasciò scritto, ch'ei mori sotto i consoli M. Claudio Marcello e Q. Fabio Labeone : ma Polibio il fa morto nel consolato di L. Emilio Paolo e Gneo Bebio Tanfilo. Sulpizio poi sotto quello di P. Cornelio Cetego e M. Bebio Tanfilo. Questo si grand'uomo, e imbarazzato in guerre si rilevanti, non lasciò però di dar qualche parte del tempo alla letteratura. In fatti si hanno alcuni libri di lui in greca lingua: fra'quali uno indirizzato ai Ro-diani delle imprese fatte in Asia da Gneo Manlio Vul-sone. Le guerre fatte da Annibale furono da più scrittori a' posteri tramandate, e specialmente da due, che il seguitarono nelle sue campagne, e con lui vissero sinché