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Vite degli Eccellenti Comandanti

Cornelio Nipote
Casa Editrice Sonzogno Milano, 1927, pagine 104

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   XXIII. ANNIBALE V §7
   distante da Zarna circa trecentomila passi. In qWta fuga i Numidi, che insieme cou lui erano partiti daia battaglia, gii tramarono insidie: ma egli non pur nasini pò rua ancora gli oppresse. In Adrumeto raccolseWii altri fuggiaschi, e fatte nuove leve in pochi giorni efjB 0-ran gente. 1 r
   VII. Intanto ch'egli era fervorosamente occupai Degli' apparecchi di guerra, i Cartaginesi fecer la pacek'ftfo-mani. Ciò non ostante continuò ad aver il comanW-del-l'esercito, e fe' delle imprese ueti'AfMea: e simifcieW Magone, fratello di lui, sino al consolato di Publiq Sul pizio e Cajo Aurelio. Imperciocché sotto questi cbnsoi vennero a Roma ambasciatori cartaginesi a ringraziar il senato e il popolo romano, perchè avessero confesse loro fatta la pace, e a recar loro perciò in regalo, uni. corona d'oro e chiedere nel tempo stesso, che i loro ostaggi stessero in Fregelle e bì facesse la restituzione de' prigioni. A costoro per decreto del senato fu risposto che il regalo de' Cartaginesi era riuscito grato ed accetto; che gli statichi loro sarebbero restati in quel luogo ch'essi richiedevano ; ma che i prigioni non gli avrebbero restituiti; perchè i Cartaginesi tenevano anche allora alla testa dell'esercito Annibale, inimicissimo dei nome romano, e per opera di cui la guerra avuto avea principio, come pure Magone suo fratello. Sentita questa risposta i Cartaginesi richiamarono in patria Annibale e Magone. Quivi ritornato, fu fatto pretore, dappoiché era stato re ventidue anni. Imperciocché siccome a Roma due consoli, così iti Cartagine due re si creavano d'anno in anno. In questo magistrato si mostrò Annibale così attivo, come lo era stato in guerra. Imperciocché fece in maniera, che dalle nuove gabelle non pur si traesse il danaro da pagarsi a' Romani secondo il patto, ma eziandio ne sopravanzasse da riporre nell'erario Quindi un anno dopo la sua pretura, sotto il consolato di M. Claudio e L. Furio, vennero ambasciadori da Roma a Cartagine. Immaginandosi Annibale costoro esser stati mandati'per domandar lui, pria che fossero ricevuti in senato, prese occultamente imbarco, e ricoverossi in Siria presso Antioco. Ciò scopertosi, i Cartaginesi spedirono due navi per arrestarlo, se si fosse potuto raggiungere, confiscarono i suoi beni, diroccarono la sua casa da' fondamenti e lo dichiararono esule.
   Vili. Ma Annibale, il terz'anno dappoiché era dalla patria fuggito, essendo consoli L. Cornelio e Q. Minuzio, , con cinque navi s'accostò in Affrica sui confini di Cirene, affine di tentare, se avesse potuto indurre i Cartaginesi a rinnovar la guerra contro i Romani, sulla speranza e Sdacia d'Antioco; al quale già avea persuaso di por-